di Mattia Santomarco
Al Circo Massimo con Papa Francesco verso il Sinodo sui Giovani
Non si può rinunciare ad incontrare il Papa, soprattutto quando ad essere coinvolti siamo noi giovani. Tutto ha avuto inizio da un segno abbastanza visibile ed eloquente: il cammino nelle nostre diocesi. Siamo partiti dalle nostre terre d’origine, dalle nostre case, dai luoghi che abitiamo quotidianamente e dalle persone che spesso incontriamo per strada. È stata un’esperienza di «Chiesa in uscita», camminando «x mille strade» e sentendoci in festa come popolo di Dio. L’incontro col Papa si è tenuto al Circo Massimo il 12 e 13 agosto e ha avuto due momenti significativi: il dialogo-confronto tra noi giovani e il Papa e la veglia di preghiera conclusiva. Il Papa fin dall’inizio dell’incontro ha richiamato l’importanza della capacità di saper sognare: «Un giovane che non sa sognare è un giovane anestetizzato. È triste vedere i giovani da divano. Giovani senza sogni che vanno in pensione a ventidue anni». Subito dopo, provocato da un’altra domanda pungente, ha sottolineato l’urgenza di avere adulti responsabili e capaci di accompagnare i sogni dei giovani. Una ragazza a tal proposito ha ribadito nel dialogo: «Abbiamo bisogno di adulti che pazientino nello starci vicino e così ci insegnino la pazienza di stare accanto; che ci ascoltino nel profondo e ci insegnino ad ascoltare, piuttosto che ad avere sempre ragione!». L’incontro ha toccato diversi temi rilevanti nella vita dei giovani: la fede e la ricerca di senso, la bellezza di aprirsi al vero amore e alla testimonianza credibile della Chiesa. Giunti ormai alla fine, quando è calato il buio della sera, le domande lasciano il posto alla preghiera. Quanto ascoltato e vissuto è divenuto motivo di meditazione, silenzio e affidamento al Signore. Tornando a casa ho avvertito consapevolmente la necessità di riflettere e lavorare molto sui temi scaturiti durante il dialogo. Ma il mio cuore, da quel giorno intenso, porta in sé soprattutto gratitudine e speranza.