Nel contesto degli incontri di presentazione e di approfondimento della traccia formativa, abbiamo accolto nella nostra comunità la dott.ssa Chiara Scardicchio, professore aggregato in Pedagogia sperimentale presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Foggia che, lo scorso 10 ottobre, ha tenuto una lectio magistralis sulle possibili relazioni tra la creatività e le neuroscienze costruttiviste.
È stato un momento intenso per i contenuti e le riflessioni che ci sono state offerte.
Introducendo l’argomento, la professoressa ci ha indicato come in una prospettiva comportamentista e cognitivista si sostenga la tesi che l’identità di una persona sia il prodotto di condizionamenti naturali e culturali; l’identità del singolo, si afferma, dipenderebbe esclusivamente da fattori biologici e psicologici. In sintesi, natura e cultura sono stati considerati gli unici fattori determinanti la personalità.
In questo senso, sorge dunque una domanda: quanto spazio resta alla libertà umana?
Oggi le neuroscienze ci dimostrano che, pur esistendo una certa determinazione, c’è un terzo elemento da prendere in considerazione: il caos, l’indeterminatezza o, in altre parole, lo spazio del mistero, che ci impedisce di predire quello che avverrà con certezza deterministica.
È nel caos, nell’indeterminatezza, nel mistero che si sviluppa la creatività perché è in ciò che non si conosce che esiste uno spazio per la libertà; non si tratta di un’esaltazione del relativismo cognitivo ma del posizionamento coraggioso davanti al mistero della realtà: se già so, non vedo altro se non quello che ho già visto.
Il cervello, in modalità di default, funziona come l’occhio di bue a teatro: focalizzando una scena, oscura tutto il resto. Questo fenomeno è quel che viene chiamato rigidità cognitiva che non dipende tuttavia dalla quantità degli eventi vissuti quanto piuttosto dal carico di significato affettivo e cognitivo che noi diamo all’evento vissuto.
In modalità di plasticità cognitiva, invece, il cervello illumina tutta la scena ampliando la visione: gli stimoli non suscitano una risposta predefinita e immediata ma si aprono, contemporaneamente, varie possibilità.
La nostra libertà si esercita nel metapensiero, ossia nella riflessione sul pensiero: siamo liberi nella relazione che abbiamo con le idee che maturano nella nostra mente e ciò ci consente di decidere come utilizzarle. Il lavoro da compiere è quello di uscire da sé stessi per guardare la nostra reazione allo stimolo, imparando a dis-apprendere per poter ri-narrare la nostra storia. In questa narrazione nuova, alternativa, trova spazio la creatività.