C’è un tempo per ogni cosa. Tante volte ci è stato detto che il seminario, prima ancora che essere un luogo, rappresenta un tempo. E, come ogni realtà temporale, anch’esso ha un inizio e una fine.
Noi, giovani di sesto anno, ci stiamo avviando verso il compimento del tempo del seminario e, parallelamente, stiamo pian piano inserendoci nella vita diocesana, prestando servizio in quelle realtà cui i nostri vescovi hanno pensato di destinarci. Stiamo attraversando certamente un momento delicato della nostra vita; infatti, oltre all’avvicinarsi dell’ordinazione diaconale, si affacciano in noi tanti interrogativi, tante paure; abbiamo di sicuro maggiori responsabilità e ci troviamo a dover riorganizzare la nostra vita – non senza difficoltà – consapevoli che, ormai, la struttura e il ritmo della giornata che ci garantiva il seminario, non sono più riproducibili. Ci stiamo arricchendo di tanti volti nuovi e stiamo gustando l’entusiasmo di servire la Chiesa in quella porzione di territorio che ci è stata affidata.
A cadenza mensile – eccezion fatta per i tempi di Avvento e Quaresima – torniamo in seminario per due settimane, durante le quali, al mattino, seguiamo dei corsi/laboratori, in cui trattiamo tematiche o aspetti che potrebbero per noi tornare utili in chiave pastorale o che non abbiamo avuto modo di affrontare lungo il quinquennio filosofico-teologico. Ad esempio, conduzione e gestione di un gruppo, rapporto tra evangelizzazione e comunicazione, conoscenza dell’organismo Caritas, il rito e la pastorale degli esorcismi, i praenotanda dei libri liturgici, la gestione dei beni culturali, pastorale giovanile e settore giovani di AC, accompagnamento delle persone in vista dell’annullamento del matrimonio, gestione del denaro in una parrocchia, ecc.
Ogni laboratorio, ovviamente, è tenuto da un esperto della materia.
Inoltre, il periodo del sesto anno si sta, per certi versi, rivelando proficuo sia in ordine al consolidamento ulteriore delle relazioni tra noi, sia in ordine alla possibilità di riposarci e sia in ordine all’opportunità di fermarci per riflettere e pregare con più distensione, cose che, talvolta, possono essere tralasciate, presi dai ritmi più frenetici dell’attività pastorale.
Insomma, il sesto anno è un periodo di passaggio, di cambiamento che ci vede proiettati già nella vita del presbiterio diocesano, ma non ancora completamente staccati dal tempo di formazione in seminario.