«Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e disse: Dove sei?» ( Gn3,9)
Sono proprio le prime parole che dio rivolge all’uomo dopo il peccato originale, a tessere la trama di quest’opera che, come scriveva Hermann Hesse all’autore, «tra i suoi scritti, è indubbiamente quanto di più bello io abbia letto». È la domanda fondamentale della nostra vita. Dio la pone ad Adamo, nascosto ed impaurito. Arriva un momento nella nostra vita in cui Dio ci chiede di noi stessi, chi siamo e dove vogliamo andare. Questo è solo l’inizio del cammino. Il ritorno a Lui, il ritorno a noi, a ciò che è essenziale. Per cominciare il cammino sarà necessario tornare, con-vertirci. Tornare a noi vuol dire tornare a riscoprire la nostra unicità. Dio ha in serbo per ognuno di noi un cammino particolare. Sarà importante lasciarsi ricostruire da Lui per tornare all’unità di noi stessi. Perché tutto questo? A quale fine? Il fine è dimenticare se stessi, questo ci dice Buber. Ed ecco che potremmo essere spiazzati. Rinunciare a noi stessi perché non siamo noi il fine. Il fine è l’altro, il prossimo e l’Altro che abita in lui. Proprio per questo, partendo da «Dove sei?», arriveremo a dire «Maestro dove dimori?» (Gv 1,38) e scopriremo che Dio è là dove l’uomo lo fa entrare.