Testi della Liturgia della Parola
Is 9,1-3.5-6
Sal 95
Tt 2,11-14
Lc 2,1-14
«Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». (Lc 2,12)
Stupirsi ed emozionarsi dinanzi ad un bambino appena nato sono sentimenti che accomunano tutti quanti noi perché la sua presenza ci ricorda ancora una volta quanto sia stupendo ed affascinante il mistero della vita. Eppure gli angeli annunciano ai pastori che questo bambino è per loro un segno. Oltre al comune sentimento di tenerezza che anche questo nascituro può suscitare si cela ben altro.
Questo bambino è un segno!
Possiamo affermare che si tratta di un segno del tutto particolare: è il segno della grazia di Dio che porta salvezza a tutti gli uomini (seconda lettura Tt 2,11). Così dice papa Francesco nella lettera apostolica sul presepe “Admirabile Signum”: «Dio si presenta così, in un bambino, per farsi accogliere tra le nostre braccia. Nella debolezza e nella fragilità nasconde la sua potenza che tutto crea e trasforma. Sembra impossibile, eppure è così: in Gesù Dio è stato bambino e in questa condizione ha voluto rivelare la grandezza del suo amore, che si manifesta in un sorriso e nel tendere le sue mani verso chiunque.»
Questo segno è per noi!
Il natale del Signore non può lasciarci indifferenti ma diventa per noi quel segno che ci spinge ad accogliere la nostra storia come storia di salvezza, come luogo abitato dalla presenza divina; è il segno della discesa di Dio che entra nella storia dell’umanità con criteri opposti a quelli negativi che invece sono in noi predominanti.
Il Signore attraverso le fragili e tremanti mani di Giuseppe e Maria che lo depongono in una mangiatoia si consegna e si lascia afferrare dalle nostre mani e diventa per noi nutrimento per una vita eternamente segnata dalla sua onnipotente fragilità.