Testi della Liturgia della Parola
Sir 24,1-4.12-16
Sal 147
Ef 1,3-6.15-18
Gv1,1-18
Qualcuno dice: “La vita diventa routine, la religione diventa routine e la routine diventa resistenza alla bellezza”. La routine sta frenando la nostra capacità di vedere e apprezzare la bellezza e oggi più che mai noi tutti abbiamo il necessario bisogno di togliere il velo dai nostri occhi per tornare a stupirsi dinanzi all’amore di Dio che esplode nel deserto. Necessario bisogno di contemplare la meraviglia di un Dio capovolto, di un Dio fatto uomo, bambino: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14).
L’intoccabile diventa toccabile, l’irraggiungibile si fa prossimo: una mezza incomprensione, potremmo dire! Come può Dio stare con gli impuri, la bellezza incontrare le tenebre? Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono. (1Cor 1,28).
Forse il desiderio più forte che abita le nostre vite è quello di fuggire dalla realtà. Spesso accade che quando le cose non vanno secondo i nostri schemi, scappiamo. È proprio in quelle situazioni di difficoltà, però, che possiamo fare esperienza della sua Presenza. Abitare per Dio significa sostare, mettere la tenda nelle nostre vite, proprio nelle difficoltà che viviamo. Farsi carne è compromettersi con la carne dell’uomo anche quella più corrotta e tormentata.
Ritorniamo a guardare, scrutare e contemplare le prospettive di Dio che benedice, riaccredita e riabilita.