Testi della Liturgia della Parola
Is 42,1-4.6-7
Sal 28
At 10,34-38
Mt 3,13-17
Abbiamo ancora gli occhi fissi sul presepe emblema di un Dio che, lontano dall’idea di presentarsi come un antico Demiurgo, si pone in basso e da lì ci guarda. Non da un trono di nubi, ma da un cumulo di paglia; non dalla loggia di marmorei palazzi, ma da un rifugio improvvisato dalla premura dei genitori.
Abbiamo contemplato la visita dei Magi simbolo dell’Epifania a tutte le genti del Dio incarnato che con ogni uomo vuole condividere attese e speranze. Non è l’umanità che va da lui ma lui che va verso essa in una logica di profonda umiltà.
Oggi lo contempliamo in fila con i peccatori e si sotto-mette al profeta Giovanni chiedendo l’acqua del battesimo. Sembra che Gesù decreti i suoi inizi con sigilli d’umiltà:prima nell’incarnazione e poi nella vita pubblica che oggi prende avvio. Iniziando il tempo ordinario anche noi, dopo aver sostato davanti la greppia di Betlemme e alle rive del fiume Giordano continuiamo a vivere la nostra “vita pubblica” sulle orme del Dio fatto uomo con la certezza che anche per noi si apriranno i cieli e Dio ci sorriderà.