Testi della Liturgia della Parola
Gn 12,1-4
Sal 32
2Tm 1,8-10
Mt 17,1-9
Il vangelo di questa domenica ci richiama all’ascolto attento della Parola rivelata da Gesù, e lo fa attraverso uno dei passi più conosciuti, quello della trasfigurazione sul monte Tabor. Anzitutto notiamo come, ancora una volta, la salita su di un monte, segno eloquente nell’Antico Testamento della vicinanza con Dio, diviene anche un momento cruciale nel corso della storia degli eventi di Gesù, in particolare dei suoi discepoli.
Pietro, Giacomo e Giovanni iniziano a comprendere che questo Gesù sia veramente ciò che si professa di essere, ovvero il Figlio di Dio, ma non basta: serve un evento particolare, che possa farli comprendere ancor di più. È interessante come Gesù non compie questo gesto assieme a tutti i discepoli ma ne sceglie tre, gli stessi che saranno con lui nell’orto degli Ulivi. Questo prendere a disparte indica una importanza di ciò che Gesù vuol far mostrare loro.
Anche noi agiamo allo stesso modo quando vogliamo dire qualcosa di importante ad una persona, preferendo l’intimità più che l’esposizione dei pensieri dinanzi a tutti. Quando ci troviamo ad essere chiamati in disparte, noi possiamo prestare attenzione o meno, e questo capita anche quando scegliamo di metterci in preghiera, in ascolto di Gesù. Possiamo scegliere di prestare attenzione a ciò che il Signore vuole dirci o di pensare ad altro, alle nostre preoccupazioni, paure, impegni.
Tornando al vangelo, Pietro sembra aver compreso l’importanza di Gesù, ma non appieno, egli infatti in cuor suo ha ancora la legge al centro. Ma ecco, mentre egli parla proponendo di sistemare delle capanne, una voce, potente: è il Padre. Egli ci rileva chi è Gesù, e nel vangelo già sentiamo questa voce al momento del battesimo del Figlio, ma ci rimane impressa una esclamazione: “Ascoltatelo!”.
L’ascolto di Gesù è l’unica chiave di volta per poter cambiare la nostra vita e camminare sui passi della logica divina, ovvero la logica dell’amore. L’ascolto e la meditazione della Parola di Dio ci disarma da tutti quei pesi e dalle armature che noi volontariamente indossiamo a causa delle esperienze della nostra vita. La Parola ci mette a nudo, ci lascia vulnerabili agli attacchi, può anche farci star male perché fa riemergere dei nostri limiti lasciati volontariamente sotterrati, ma allo stesso tempo ci aiuta e ci stimola a fare meglio, a fare del bene per noi e per gli altri. E solo attraverso una lettura attenta della Parola noi possiamo agire nella nostra vita donando noi stessi in ciò in cui siamo chiamati.
Non ci resta che prestare, in questo tempo quaresimale, il cuore in ascolto di Gesù, per poter discernere meglio le nostre scelte d’amore.
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Gn 12,1-4
Sal 32
2Tm 1,8-10
Mt 17,1-9
Il vangelo di questa domenica ci richiama all’ascolto attento della Parola rivelata da Gesù, e lo fa attraverso uno dei passi più conosciuti, quello della trasfigurazione sul monte Tabor. Anzitutto notiamo come, ancora una volta, la salita su di un monte, segno eloquente nell’Antico Testamento della vicinanza con Dio, diviene anche un momento cruciale nel corso della storia degli eventi di Gesù, in particolare dei suoi discepoli.
Pietro, Giacomo e Giovanni iniziano a comprendere che questo Gesù sia veramente ciò che si professa di essere, ovvero il Figlio di Dio, ma non basta: serve un evento particolare, che possa farli comprendere ancor di più. È interessante come Gesù non compie questo gesto assieme a tutti i discepoli ma ne sceglie tre, gli stessi che saranno con lui nell’orto degli Ulivi. Questo prendere a disparte indica una importanza di ciò che Gesù vuol far mostrare loro.
Anche noi agiamo allo stesso modo quando vogliamo dire qualcosa di importante ad una persona, preferendo l’intimità più che l’esposizione dei pensieri dinanzi a tutti. Quando ci troviamo ad essere chiamati in disparte, noi possiamo prestare attenzione o meno, e questo capita anche quando scegliamo di metterci in preghiera, in ascolto di Gesù. Possiamo scegliere di prestare attenzione a ciò che il Signore vuole dirci o di pensare ad altro, alle nostre preoccupazioni, paure, impegni.
Tornando al vangelo, Pietro sembra aver compreso l’importanza di Gesù, ma non appieno, egli infatti in cuor suo ha ancora la legge al centro. Ma ecco, mentre egli parla proponendo di sistemare delle capanne, una voce, potente: è il Padre. Egli ci rileva chi è Gesù, e nel vangelo già sentiamo questa voce al momento del battesimo del Figlio, ma ci rimane impressa una esclamazione: “Ascoltatelo!”.
L’ascolto di Gesù è l’unica chiave di volta per poter cambiare la nostra vita e camminare sui passi della logica divina, ovvero la logica dell’amore. L’ascolto e la meditazione della Parola di Dio ci disarma da tutti quei pesi e dalle armature che noi volontariamente indossiamo a causa delle esperienze della nostra vita. La Parola ci mette a nudo, ci lascia vulnerabili agli attacchi, può anche farci star male perché fa riemergere dei nostri limiti lasciati volontariamente sotterrati, ma allo stesso tempo ci aiuta e ci stimola a fare meglio, a fare del bene per noi e per gli altri. E solo attraverso una lettura attenta della Parola noi possiamo agire nella nostra vita donando noi stessi in ciò in cui siamo chiamati.
Non ci resta che prestare, in questo tempo quaresimale, il cuore in ascolto di Gesù, per poter discernere meglio le nostre scelte d’amore.
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