Storia di una (grande) famiglia.
Domenica scorsa 8 maggio 2022, quarta domenica del tempo di Pasqua, la Chiesa tutta si è riunita ancora una volta in preghiera, volgendo l’attenzione del cuore in modo particolare alle vocazioni. Il tema che ha guidato l’intero anno – scelto dall’Ufficio Nazionale per la pastorale delle vocazioni della CEI – si colora di sfumature tutte particolari, soprattutto del grigio fumo delle bombe e del rosso sangue di uomini e donne che a partire dal 24 febbraio vivono quel “Fare la storia” nell’insensatezza e nella distruzione della guerra.
Quest’anno – siamo alla 59a giornata mondiale di preghiera – papa Francesco ha voluto condividere alcune riflessioni riguardo l’ampiezza di significato che la vocazione assume in un tempo di rinnovamento ecclesiale iniziato col sinodo dei vescovi, guardando particolarmente all’impegno indispensabile di ogni cristiano nel cammino di edificazione della famiglia umana.
Nel suo messaggio il santo padre esorta all’urgenza e alla necessità di crescere nell’ascolto, nella partecipazione e nella condivisione, camminando insieme verso la realizzazione del “sogno di Dio, il grande disegno della fraternità che Gesù aveva nel cuore”; in ciò si compie la chiamata di ogni battezzato, di ogni singolo componente della Chiesa: “far risuonare tra gli uomini e le donne quell’armonia dei molti e differenti doni che solo lo Spirito Santo sa realizzare” perché grazie a quei doni, si tesse la storia concreta di una “grande famiglia umana unita nell’amore”.
La concretezza di questo progetto d’amore è data dalla realtà, dalla verità che ciascuno è, cioè dal vivere avendo accolto nella propria vita lo sguardo di Dio, l’unico che ha sempre una parola di verità, che ci fa diventare sempre più quelli che siamo; come lo scultore nel blocco di marmo vede già una scultura bellissima, così è Dio, così ci guarda e “vede in noi delle potenzialità talvolta ignote a noi stessi, e durante tutta la vita opera instancabilmente perché possiamo metterle a servizio del bene comune”.
Fare la storia dunque, non è uno slogan da ripetere o da dipingere su cartelloni, non è un motto che invita a scalare i vertici della società per avere un posto di potere nel mondo, no! È prendere sul serio la ricchezza che ognuno porta dentro, riconoscerla e metterla a frutto in ogni ambito della vita, è sentirsi ed essere parte di qualcosa di più grande, di più bello, rispondendo tutti in modo diverso e particolare a quella unica chiamata a fare la storia della grande famiglia umana.
Antonello Bruno
III anno