La Parola di questa domenica ci mostra il Signore Gesù che, entrato nella gloria dei cieli, è assiso per sempre alla destra del Padre, come unico, sommo, eterno e vero sacerdote e mediatore.
Possiamo notare alcuni degli elementi della Parola di oggi: l’adempimento delle promesse, il rapporto con i discepoli e lo Spirito Santo.
Sia il testo di At che il testo di Lc rappresentano l’ascensione come uno degli atti finali dell’adempimento delle promesse: il Cristo è morto ed è risorto ed ora è pronto a tornare al Padre per portare a compimento l’opera di mediazione. In questo contesto i discepoli, nel racconto di At, hanno atteso quaranta giorni prima di vivere il momento dell’ascensione, ed in questo periodo sono stati sostenuti dalla presenza del Signore, mentre nel racconto evangelico l’ascensione coincide con il giorno di Pasqua, e qui è detto che il Signore, prima di ascendere al cielo, li benedice. In entrambi i casi si nota come il Signore si fa vicino ai suoi, non lasciandoli “orfani” ma facendo sentire la sua presenza. E questa presenza sarà ancor più marcata dal battesimo dello Spirito Santo: il Signore, ascendendo al cielo, non manca di continuare a sostenere i suoi con la forza dello Spirito affinché non resti vana l’opera da lui compiuta e si realizzi in ognuno di loro. Se Egli fosse rimasto, infatti, i discepoli avrebbero fatto «tre tende» rimanendo sul Tabor della presenza del Signore. Invece il Signore non vìola la libertà dell’uomo, ma come un genitore attento ed amorevole, lascia andare i propri figli perché possano sbocciare alla vita.
A noi, uomini e donne dell’oggi del mondo e della Chiesa il compito di vivere la libertà che il Signore ci ha donato, nell’opportunità della relazione privilegiata con lo Spirito Santo, facendo della nostra vita una perenne missione al servizio dell’Amore.