DOMENICA DI PENTESCOSTE
Anno C: At 2,1-11; Rm 8,8-17; Gv 14,15-16.23b-26
Il Vangelo secondo Giovanni è il Vangelo del segno, della Rivelazione, della Carità … soprattutto dell’Amore che genera una dimora.
DONO DELLO SPIRITO COMPIMENTO DELL’AMORE
Con la Pentecoste, siamo giunti al compimento della Pasqua, la Pentecoste: la liturgia prevede che il cero acceso durante la veglia pasquale venga spento e non più collocato sull’altare.
L’odierna festa prende il nome dalla tradizione giudaica ma, nel suo significato, va oltre: è il compimento della promessa di Cristo agli apostoli sulla venuta dell’Altro Paraclito, ovvero la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli che inaugura anche la loro missione.
Il brano di Vangelo che viene offerto oggi ci presenta il criterio del compimento di questa promessa di Cristo e il suo frutto per gli apostoli. L’evangelista Giovanni continua a sviluppare il tema dell’Amore che è fonte e culmine del compimento di questa venuta dello Spirito. In Gv è il primo dono della sua morte e risurrezione quindi compimento del suo Amore. Possiamo vedere una gradualità dell’invito all’amore.
In primo luogo, l’invito di Gesù ha un aspetto comunionale, in cui Gesù dice: “se mi amate e osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed il Egli vi manderà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre” v.15. Quindi l’invito e la vocazione all’amore secondo questa parola riguardano tutti. In qualche modo, questo invito collettivo come se fosse una preparazione della comunità ecclesiale che vive solo e necessariamente dalla presenza dello Spirito in mezzo ad essa, mandato dal Padre, supplicato da Cristo. Lo Spirito che rimane e agisce nella chiesa, come Egli ha incoraggiato (e consolato) i discepoli nel primo annuncio di Cristo risorto in Gerusalemme, come ci viene raccontato nella prima Lettura (At 2,1-11). È lo Spirito che dà vita alla chiesa e assicura la missione dei suoi ministri nell’annuncio del Vangelo anche ora. Lo Spirito, simbolo dell’Amore, è garante della presenza di Cristo nel mondo e nella Chiesa, soprattutto per coloro che osservano i suoi comandamenti.
In secondo luogo Gesù invita in maniera soggettiva. Gesù non riduce il suo invito, anzi lo rende più intimo e personale. E poi il frutto dell’amore soggettivo non solo lo Spirito ma soprattutto il divenire dimora del Padre e il Figlio Risorto: “Se uno mi ama osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” v.23. San Paolo nella seconda Lettura (Rm 8,8-17) ricorda la comunità di Roma che chi riceve lo Spirito, quello con in quale Dio ha risuscitato Cristo dai morti, è liberato dal dominio della carne. Pertanto questo può essere effettuato per coloro che rimangono fiduciosi e guidati dallo Spirito, amando Dio mediante Cristo: l’unico e nuovo comandamento. E lo Spirito ci rende figli e eredi di Dio nel Figlio: “Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio … eredi di Dio, coeredi di Cristo …” (v.16).
Supplichiamo al Signore Risorto, allora, affinché possiamo vivere sotto la guida del suo Spirito: l’Amore che ci guida nella Chiesa e ci libera da ogni dominazione.
Fiandrianana Mathieu V Anno
Diocesi di Moramanga-Madagascar
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