Dalle diverse sollecitazioni giunte dal confronto dei mesi passati, l’equipe ha elaborato, in linea con quanto la Chiesa tutta sta vivendo, una riflessione comunitaria che potesse focalizzarsi sul tema della sinodalità.
Dopo aver presentato uno schema di fondo della traccia formativa (come già l’anno scorso, il testo verrà elaborato e costruito a fine cammino), ci è stato proposto di vivere l’esperienza dell’Oasis Game. Questa attività nasce in Brasile con l’obiettivo di poter trasformare le favelas, ambienti spesso inabitabili e disastrati, in realtà più accoglienti, utilizzando ciò di cui si dispone ed attingendo alla collaborazione e alla ricchezza di tutti, aiutati da alcuni facilitatori, che contribuiscono a far emergere nella comunità le risorse umane, manodopera e creatività di ciascuno. Questa esperienza si è poi diffusa in tutto il mondo ed è divenuta utile per costruire dei processi di comunità.
Su questa stessa scia ci siamo posti anche noi: con l’obiettivo di arrivare a realizzare nuove sale di gruppo, abbiamo cercato di attuare processi di comunità, sperimentando la bellezza ma anche la difficoltà nel poter camminare insieme verso un obiettivo comune.
Questi processi di crescita sono stati garantiti attraverso 7 passaggi, che abbiamo attuato nella settimana dal 10 al 15 ottobre: anzitutto un’osservazione apprezzativa del gruppo, che permettesse di mettere sotto lo sguardo di ciascuno i punti di luce e cercando di focalizzarli bene; poi un attenzione sugli affetti, ossia sulla capacità di creare relazioni con una sospensione del giudizio, per poter notare i talenti di ciascuno come risorsa del gruppo; è stato successivamente necessario soffermarsi sulla dimensione del sogno, in grado questa di poter permettere il cambiamento; dopo di ciò, è stato utile potersi prendere cura del progetto, capendo che si arriva ad una collaborazione totale nella misura in cui tutti sono ascoltati e rendendo il processo divertente e soddisfacente; così si è giunti all’azione, ossia al momento pratico della realizzazione del progetto, il quale sembrerà sempre più spettacolare, quanto più ciascuno avrà dato il suo contributo; come è giusto che sia, dopo la realizzazione c’è stato il bisogno di un momento celebrativo, in cui abbiamo festeggiato e ringraziato ciascuno per il risultato ottenuto; ed, infine, il passaggio fondamentale, che ancora è rimasto aperto, è la ri-evoluzione, ossia l’apertura di un nuovo ciclo di possibili sogni e trasformazioni da poter attuare.
Attraverso questa esperienza abbiamo ottenuto non solo nuovi spazi, frutto della creatività di ogni gruppo, ma soprattutto un nuovo modo di stare in comunità.
Giovanni Specchia, IV anno
Diocesi di Nardò-Gallipoli