Sul monte Gesù ci ha presentato la sua proposta di uomo attraverso otto beatitudini. Sono il modello per una società alternativa, di un modo nuovo di percepire la nostra vita, dove il discepolo, posto alla sua sequela, è chiamato con impegno a realizzare il disegno di Dio che ha sull’umanità intera: che «ogni uomo giunga alla salvezza» (cfr. Lc 3,6).
Questo movimento richiede la discesa dal monte delle nostre sicurezze e, a volte, si ha paura di essere “infettati” dalla mondanità e dal modo di pensare della società. La vera sfida però, consiste proprio nel fidarci di Lui rimanendo liberi e ancorati alla Parola che ci è stata affidata.
Nel Vangelo di oggi, Gesù affida ai discepoli una grande missione: quella di portare le beatitudini al mondo intero. Lo fa attraverso due semplici ma efficaci insegnamenti, introdotti dalla formula «voi siete…» (Mt 5, 13.14), che mostrano non quello che i Suoi devono diventare ma quello che sono già nel presente.
«Voi siete il sale della terra…» (Mt 5,13). Sin dall’antichità il sale ha la funzione di conservare gli alimenti ma non solo; l’uso abituale è quello di condire, ma anche quello di purificare. Possiamo attribuire il significato del sale alla saggezza dei discepoli, alla loro predicazione e disponibilità nell’annuncio del Vangelo, ma soprattutto nell’essere disposti a cambiare la loro stessa vita.
Questa metafora indica indirettamente che il sale non è qualcosa che vale in se stesso, ma in quanto rende saporiti i cibi, per cui i discepoli non sono finalizzati a loro stessi, ma per la terra, per una realtà altra, quella dell’edificazione del Regno dei cieli.
La metafora avrà, quindi, il suo chiarimento finale in Mt 5,16: «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli».
«Voi siete la luce del mondo…» (Mt 5,14). Il senso di questo versetto è dato dalla luminosità che la luce naturalmente diffonde intorno a sé. Essere luce del mondo corrisponde, quindi, all’annuncio missionario, affidato dallo stesso Gesù ai discepoli.
Essi diventano “luce del mondo” nella misura in cui lasciano brillare le loro opere così come il sale è tale quando rende saporiti i cibi.
Cosa vuole dire a noi oggi questo passo evangelico? La luce si manifesta nel dono, nel donare noi stessi all’altro. Corrisponde a tutte quelle opere buone che ciascuno ogni giorno, si impegna a realizzare. Gesù vuole insegnarci questa pratica, quella delle beatitudini. Il Suo desiderio è che pian piano tutto questo inondi la società che vive nelle tenebre ma nello stesso tempo è assetata dalla Buona Notizia del Vangelo.
La finalità di tutto questo è glorificare il Padre (cfr. Mt 5,16), ponendolo sempre in primo piano, riconoscendo non solo che è principio e fine di ogni cosa, ma che in Lui tutto ha origine e compimento.
Carmine Matteo De Marco, V anno
Diocesi di Ugento - S.M. di Leuca
Sul monte Gesù ci ha presentato la sua proposta di uomo attraverso otto beatitudini. Sono il modello per una società alternativa, di un modo nuovo di percepire la nostra vita, dove il discepolo, posto alla sua sequela, è chiamato con impegno a realizzare il disegno di Dio che ha sull’umanità intera: che «ogni uomo giunga alla salvezza» (cfr. Lc 3,6).
Questo movimento richiede la discesa dal monte delle nostre sicurezze e, a volte, si ha paura di essere “infettati” dalla mondanità e dal modo di pensare della società. La vera sfida però, consiste proprio nel fidarci di Lui rimanendo liberi e ancorati alla Parola che ci è stata affidata.
Nel Vangelo di oggi, Gesù affida ai discepoli una grande missione: quella di portare le beatitudini al mondo intero. Lo fa attraverso due semplici ma efficaci insegnamenti, introdotti dalla formula «voi siete…» (Mt 5, 13.14), che mostrano non quello che i Suoi devono diventare ma quello che sono già nel presente.
«Voi siete il sale della terra…» (Mt 5,13). Sin dall’antichità il sale ha la funzione di conservare gli alimenti ma non solo; l’uso abituale è quello di condire, ma anche quello di purificare. Possiamo attribuire il significato del sale alla saggezza dei discepoli, alla loro predicazione e disponibilità nell’annuncio del Vangelo, ma soprattutto nell’essere disposti a cambiare la loro stessa vita.
Questa metafora indica indirettamente che il sale non è qualcosa che vale in se stesso, ma in quanto rende saporiti i cibi, per cui i discepoli non sono finalizzati a loro stessi, ma per la terra, per una realtà altra, quella dell’edificazione del Regno dei cieli.
La metafora avrà, quindi, il suo chiarimento finale in Mt 5,16: «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli».
«Voi siete la luce del mondo…» (Mt 5,14). Il senso di questo versetto è dato dalla luminosità che la luce naturalmente diffonde intorno a sé. Essere luce del mondo corrisponde, quindi, all’annuncio missionario, affidato dallo stesso Gesù ai discepoli.
Essi diventano “luce del mondo” nella misura in cui lasciano brillare le loro opere così come il sale è tale quando rende saporiti i cibi.
Cosa vuole dire a noi oggi questo passo evangelico? La luce si manifesta nel dono, nel donare noi stessi all’altro. Corrisponde a tutte quelle opere buone che ciascuno ogni giorno, si impegna a realizzare. Gesù vuole insegnarci questa pratica, quella delle beatitudini. Il Suo desiderio è che pian piano tutto questo inondi la società che vive nelle tenebre ma nello stesso tempo è assetata dalla Buona Notizia del Vangelo.
La finalità di tutto questo è glorificare il Padre (cfr. Mt 5,16), ponendolo sempre in primo piano, riconoscendo non solo che è principio e fine di ogni cosa, ma che in Lui tutto ha origine e compimento.
Carmine Matteo De Marco, V anno
Diocesi di Ugento - S.M. di Leuca
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