Il coinvolgimento delle Chiese locali nel cammino sinodale intrapreso dalla Chiesa universale ha rappresentato, anche per la Diocesi di Nardò-Gallipoli, un importante momento di confronto e dialogo, in una prospettiva di risposta vera e sincera alle interpellanze dello Spirito. Fatte salve pochissime eccezioni, sono state interessate tutte le Parrocchie della Diocesi, ciascuna secondo i propri tempi e le proprie capacità organizzative. Inizialmente non sono mancate diffidenze e perplessità, anche a causa della difficoltà di conciliare le consultazioni sinodali con l’ordinarietà delle attività pastorali. Tuttavia, tali incertezze sono state ben presto superate nel corso delle medesime consultazioni in vista di un impegno, quello appunto della sinodalità, che può e deve diventare un fruttuoso modo costitutivo di essere Chiesa. Gli incontri, i dialoghi intrapresi in differenti contesti, nei diversi gruppi e in tutte le realtà ecclesiali, parrocchiali e non, hanno messo in moto delle dinamiche importanti di conoscenza reciproca vissute nello stile della “conversazione spirituale”, in una prospettiva di discernimento della volontà di Dio. È stata per ciascuno una opportunità concreta per riscoprire la bellezza di un cammino da percorrere insieme, per raggiungere anche le persone più indifferenti e lontane ed uscire da quell’isolamento sociale, in alcuni casi già latente, che è stato purtroppo fortemente acuito dalla situazione di emergenza sanitaria degli ultimi due anni. Certamente l’ausilio di una documentazione sintetica ed introduttiva (documento preparatorio, vademecum e sussidi diocesani), ha utilmente contribuito ad impostare e consolidare uno stile e un metodo sinodale partendo dall’ascolto della Parola, del quale si sentiva il rinnovato desiderio e attraverso il quale si sono concretizzati un nuovo fermento spirituale ed un prezioso e costruttivo entusiasmo. Le consultazioni e gli incontri sono riusciti a coinvolgere non soltanto i gruppi già costituiti e operanti, ma anche buona parte di quei fedeli che soltanto occasionalmente, o forse mai, frequentano le parrocchie. Le persone interpellate, differenti tra loro per età, provenienza e vissuto, chiamate a partecipare anche attraverso la formulazione di semplici questionari, cartacei o virtuali, hanno in gran parte apprezzato la possibilità di parlare delle proprie esperienze senza timore di giudizio, rispondendo in maniera collaborativa e propositiva, condividendo curiosità, interesse e apprezzamento per questa nuova modalità di confronto. Un dialogo che indubbiamente stimola e arricchisce ciascuno e tutti. Lungo questa linea di azione non sono mancate le difficoltà di approccio o di comprensione verso categorie sociali che appaiono più lontane, ma che abbiamo comunque cercato di incontrare, auspicando, per il futuro e in una prospettiva di crescita comunitaria, un maggiore e più proficuo coinvolgimento. Una menzione a parte, quasi in ogni esperienza, è stata riservata al mondo giovanile, spesso di difficile intercettazione e coinvolgimento. In tale contesto operativo, anche alla luce della trascorsa esperienza pandemica alla quale ancora oggi si continua a guardare con particolare prudenza, è stato possibile constatare l’utilità dei social media quali mezzi di comunicazione che possono consentire di raggiungere le periferie più estreme, soprattutto se valorizzati e promossi quali strumenti di evangelizzazione; mai però sostitutivi della presenza e della relazione umana, ma sempre a servizio di essa. Come già accennato precedentemente, tra i materiali messi a disposizione in questa iniziale fase sinodale, di particolare utilità sono stati gli spunti tratti dal vademecum, rappresentativo di un percorso non limitativo, ma spiritualmente stimolante e propositivo, per giungere insieme, anche attraverso incontri in contesti diversi, ad una comune prospettiva di lavoro e soprattutto di crescita. Concretamente, ad una iniziale conoscenza e condivisione del vissuto delle comunità, ha fatto seguito una rilettura dello stesso, fino a raccogliere i frutti di un dialogo e di un confronto che da tempo mancavano e che, secondo il parere condiviso dalla maggior parte, era proprio necessario attivare. Seguendo questo percorso, si è cercato di dare una risposta all’interrogativo fondamentale del processo sinodale, che ha interpellato anche la Chiesa diocesana in merito all’esperienza del camminare insieme sui passi dello Spirito in una prospettiva di rinnovamento, per essere più significativi ed efficaci nell’annuncio del Vangelo.
Portando a sintesi le esperienze vissute e le proposte fatte, a livello diocesano e parrocchiale, è emersa l’urgenza di prendere un impegno preciso: superare pregiudizi, testimoniare la carità nella prossimità, mettersi in discussione, dialogare, ascoltare, confrontarsi e costruire un percorso comune lungo il quale accogliere e valorizzare le voci di tutti. Si desidera una Chiesa che rimetta al centro Cristo, e si impegni a stare nel mondo; una Chiesa che curi le relazioni, promuova il dialogo ad intra e ad extra; una Chiesa che sappia parlare con linguaggi nuovi, disponibile a lasciarsi interrogare dalle nuove istanze relative ad alcune questioni sulla vita morale. La consapevolezza delle difficoltà emerse dovrebbe incoraggiare ad una più intensa esperienza di comunione, all’operatività e alla responsabilità condivisa, al fine di valorizzare le potenzialità umane e spirituali di ciascuno, di qualunque età, provenienza e vissuto, nel rispetto di un autentico discernimento. La cultura giovanile e quella più adulta devono potersi incontrare in campo neutro: non in uno spazio minato entro il quale giudicare o imporre insegnamenti, ma in un terreno sul quale piantare i semi di una collaborazione intergenerazionale ormai necessaria; una collaborazione che sia fatta di testimonianza vera, di trasmissione di una fede non avulsa dalla realtà ma che impregna di sé la quotidianità di ognuno, diffondendo il profumo prezioso della speranza e della carità. Questo potrà aiutare a prendersi cura di tante povertà e fragilità, vecchie e nuove, che reclamano un’attenzione più efficace e mirata. A tal fine sarà necessario favorire un clima di instancabile ricerca di dialogo anche con le istituzioni e con tutte quelle espressioni di aggregazione laicale che, nei singoli territori e in un più ampio contesto, operano a favore della persona umana, con impegno e sollecitudine. D’altra parte si guarda con favore alle relazioni che, negli ultimi anni, qualche parrocchia sta intessendo con il mondo della cultura e dell’arte, attraverso un’interazione dalla quale scaturiscono eventi di particolare interesse anche per chi non è un assiduo frequentatore delle parrocchie. Questo potrebbe attrarre ed affascinare, aprire nuove prospettive di annuncio e testimonianza della parola di Dio incarnata e vissuta con mitezza ed umanità.
L’equipe sinodale della Diocesi di Nardò-Gallipoli