Come ogni anno, la seconda domenica del tempo di Quaresima ci invita a meditare sul brano che narra la Trasfigurazione di Gesù. Esso si colloca al capitolo 17 del Vangelo di Matteo, poco dopo il primo annunzio della passione che Gesù ha rivolto ai suoi discepoli: «Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno» (Mt 16,21).
Sappiamo bene che Pietro non riusciva ad accettare questo annuncio, tant’è che, ci dice Matteo, si mise a rimproverare Gesù (cfr. Mt 16,22). Allora ecco che «sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte» (Mt 17,1).
È bello soffermarsi a pensare che Gesù abbia voluto vivere questa esperienza accompagnato da tre amici, gli stessi che si renderanno presenti al Getsemani nell’ora più dura per la vita del Maestro (cfr. Mc 14,33).
Possiamo solo immaginare quanto sia stato impegnativo il cammino che questi quattro uomini hanno percorso per salire sul monte. In un certo senso possiamo dire che per noi questo cammino di ascesi viene a qualificare proprio il tempo liturgico della Quaresima.
«L’ascesi quaresimale è un impegno, sempre animato dalla Grazia, per superare le nostre mancanze di fede e le resistenze a seguire Gesù sul cammino della croce. Proprio come ciò di cui aveva bisogno Pietro e gli altri discepoli. Per approfondire la nostra conoscenza del Maestro, per comprendere e accogliere fino in fondo il mistero della salvezza divina, realizzata nel dono totale di sé per amore, bisogna lasciarsi condurre da Lui in disparte e in alto, distaccandosi dalle mediocrità e dalle vanità. Bisogna mettersi in cammino, un cammino in salita, che richiede sforzo, sacrificio e concentrazione, come una escursione in montagna»(Papa Francesco, Messaggio per la Quaresima 2023).
Al termine di questa salita, la fatica dei discepoli viene ripagata da una visione straordinaria: Gesù «fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce» (Mt 17, 2). Con questa visione Gesù sembra lenire per un attimo il dolore di Pietro a motivo di quanto, di lì a poco, il Maestro avrebbe dovuto attraversare. Tanta è la gioia di quel momento, che l’Apostolo vorrebbe non finisse mai. Ma dopo l’incontro con Dio sulla montagna, si rende necessario scendere in pianura, tornare con i piedi ben piantati per terra, affrontando le fatiche e le sofferenze della vita quotidiana sospinti dalla memoria grata di quell’esperienza così intensa.
Sicuramente una parola sarà rimasta bene impressa nel cuore degli Apostoli, l’invito del Padre: «Ascoltatelo». Il tempo di Quaresima è un tempo privilegiato per far sì che la Parola di Dio risuoni più abbondantemente nella nostra vita, affinché avvertiamo la fame della Parola più che del pane materiale.
Impegniamoci, allora, a vivere questo tempo che ci è donato come occasione di ascesi, di consolazione, di ascolto, perché possiamo cogliere ciò che è davvero essenziale nella nostra vita: «Gesù solo».
Michele Pio Castagnaro, V anno
Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie