"Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?" (Mt 25,44).
Quando l'anno scorso ho cominciato il servizio di iniziazione alla carità pastorale, mi è stata assegnata l’esperienza presso il CVS (Centro Volontari della Sofferenza). Come spesso accade, mosso dalla curiosità ho cercato informazioni su cosa fosse e dove sarei andato, chiedendomi cosa mi aspettasse e cosa dovevo fare...ed ho trovato risposte diverse da quelle che l'esperienza a diretto contatto mi ha poi permesso di conoscere. Ho trovato tanti fratelli diversi ma uguali a me, anche loro con una gran voglia di conoscere l'altro.
Ma quindi, cos'è il CVS? Il CVS, è un'associazione di persone ammalate e sane, che riconoscono nella sequela di Cristo, crocifisso e risorto, la possibilità di vivere l'esperienza della sofferenza senza soccombere allo scoraggiamento, alla delusione o alla diserzione. L'associazione è stata fondata da Mons. Luigi Novarese nel 1947. In questa associazione vi sono volontari eccezionali, che si prendono cura gli uni degli altri; malati che si prendono cura di altri ammalati e non solo. L'esperienza si articola tra catechesi in piccoli gruppi nelle parrocchie in cui è presente il CVS, un incontro mensile con i ragazzi del "gruppo attivo" (ragazzi eccezionali), e la visita a persone sole o ammalate presso le loro residenze. Sinceramente all’inizio non mi sarei immaginato nemmeno lontanamente quanto mi avrebbero cambiato questi incontri. La cosa più straordinaria è la loro voglia di immergersi nelle nostre vite. Quanti limiti e quanti pregiudizi! Mi sono ritrovato a recitare, ballare, cantare e pregare insieme con loro, ad ascoltare i loro racconti e a prendere un thè con quella nonnina, la cui dolcezza e saggezza, sono un tesoro. È un tempo in cui tutto quello che mi viene chiesto è semplicemente esserci. Ho ricevuto abbracci che io non avrei dato spontaneamente, ho ricevuto un sorriso sincero e non solo apparente, ho ricevuto la loro preghiera per me e su di me...e nessuno gliel'aveva chiesta o preparata. La messa: che gioia! Se mai avrete la possibilità di viverla con loro…aprite gli occhi per gustare i loro balli meravigliosamente autentici, le orecchie per sentire le loro voci disordinatamente all’unisono che cantano gioiosamente e il cuore per accogliere sinceramente quel mistero che è Cristo stesso, che si manifesta ogni volta, in quei fratelli, i miei e tuoi fratelli.
Queste sono le opere che Gesù chiede a noi! Guardare Gesù in loro, in questa gente. Perché? Perché così Gesù guarda me, guarda tutti noi. (Papa Francesco. Udienza giubilare del 30 giugno 2016. Le opere di misericordia).
Giovanni Loperfido
II anno
Arcidiocesi di Taranto