Nella prima domenica di Avvento, il Vangelo ci invita a vivere due atteggiamenti di fondo in vista della sua venuta ultima: fare attenzione e vigilare.
Fare attenzione: Con questa espressione il Signore Gesù ci chiede di essere attenti a tutto quello che sta succedendo o che succederà nella nostra vita e intorno a noi. Un invito a distogliere la nostra attenzione dalle cose non essenziali per volgerla altrove. Non si tratta di trascurare la nostra quotidianità, ma di non lasciarci assorbire totalmente da essa, per dare il giusto valore alle cose e saperle leggere e usare nella prospettiva di Dio. A tal proposito scrive San Paolo: “non conformatevi alla mentalità di questo mondo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per potere discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito” (Rm12,2). Con questa raccomandazione Gesù ci invita ad essere attenti ai segni dei tempi, a prestare attenzione alla nostra casa comune per potere capire ciò che Egli ci sta dicendo a noi. Per raggiungere questo scopo è necessario imparare a rileggere le nostre giornate, vedere come siamo stati attenti all'altro che sta acconto a noi e portare in preghiera tutte le persone che stanno vivendo dei momenti tragici (guerre, immigrazione, povertà e calamità naturali).
Vigilate: La vigilanza a cui ci chiama il Vangelo non è un compito semplice, ma richiede impegno e perseveranza. Il momento in cui il Signore verrà non è determinato da fattori temporali, perciò tutti i giorni che bisogna essere presenti a noi stessi: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzogiorno o al canto del gallo o al mattino. L’incertezza sul giorno preciso dell’arrivo di Gesù ci mette in un atteggiamento di continua attesa; ci incoraggia a vivere l’attimo presente con intensità, amando oggi, non domani; perdonando ora, non dopo; trasformando la realtà in questo momento, non quando troveremo tempo. Il termine “Vegliate” viene dal verbo greco e significa “astenetevi dal sonno”, “siate insonni”. Il sonno di cui parla il Vangelo è quello di chi si lascia assorbire dalle cose terrene al punto tale da dimenticare che il nostro vivere qui non è una stabile dimora, ma un semplice cammino. Siamo in pellegrinaggio. E quando uno va in pellegrinaggio, in un luogo conosciuto o sconosciuto, non si lascia disturbare, non si addormenta, ma rimane sveglio per non farsi raccontare un episodio del pellegrinaggio che non avrebbe seguito.
Concludo con questo pensiero di Enzo Bianchi nel suo libro Le parole della spiritualità, parlando della vigilanza scrive cosi: “La vigilanza è dunque lucidità interiore, intelligenza, capacità critica, presenza nella storia, non distrazione e non dissipazione. Unificato dall’ascolto della Parola di Dio, interiormente attento alle Sue esigenze, l’uomo vigilante diviene responsabile, cioè radicalmente non indifferente, cosciente di doversi prendere cura di tutto e, in particolare, capace di vigilare su altri uomini e di custodirli.”[1]
[1] E. BIANCHI., Le parole della spiritualità, per un lessico della vita interiore, Rizzoli,1999, p.32-33
Laris Kouderin, V anno
Nella prima domenica di Avvento, il Vangelo ci invita a vivere due atteggiamenti di fondo in vista della sua venuta ultima: fare attenzione e vigilare.
Fare attenzione: Con questa espressione il Signore Gesù ci chiede di essere attenti a tutto quello che sta succedendo o che succederà nella nostra vita e intorno a noi. Un invito a distogliere la nostra attenzione dalle cose non essenziali per volgerla altrove. Non si tratta di trascurare la nostra quotidianità, ma di non lasciarci assorbire totalmente da essa, per dare il giusto valore alle cose e saperle leggere e usare nella prospettiva di Dio. A tal proposito scrive San Paolo: “non conformatevi alla mentalità di questo mondo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per potere discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito” (Rm12,2). Con questa raccomandazione Gesù ci invita ad essere attenti ai segni dei tempi, a prestare attenzione alla nostra casa comune per potere capire ciò che Egli ci sta dicendo a noi. Per raggiungere questo scopo è necessario imparare a rileggere le nostre giornate, vedere come siamo stati attenti all'altro che sta acconto a noi e portare in preghiera tutte le persone che stanno vivendo dei momenti tragici (guerre, immigrazione, povertà e calamità naturali).
Vigilate: La vigilanza a cui ci chiama il Vangelo non è un compito semplice, ma richiede impegno e perseveranza. Il momento in cui il Signore verrà non è determinato da fattori temporali, perciò tutti i giorni che bisogna essere presenti a noi stessi: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzogiorno o al canto del gallo o al mattino. L’incertezza sul giorno preciso dell’arrivo di Gesù ci mette in un atteggiamento di continua attesa; ci incoraggia a vivere l’attimo presente con intensità, amando oggi, non domani; perdonando ora, non dopo; trasformando la realtà in questo momento, non quando troveremo tempo. Il termine “Vegliate” viene dal verbo greco e significa “astenetevi dal sonno”, “siate insonni”. Il sonno di cui parla il Vangelo è quello di chi si lascia assorbire dalle cose terrene al punto tale da dimenticare che il nostro vivere qui non è una stabile dimora, ma un semplice cammino. Siamo in pellegrinaggio. E quando uno va in pellegrinaggio, in un luogo conosciuto o sconosciuto, non si lascia disturbare, non si addormenta, ma rimane sveglio per non farsi raccontare un episodio del pellegrinaggio che non avrebbe seguito.
Concludo con questo pensiero di Enzo Bianchi nel suo libro Le parole della spiritualità, parlando della vigilanza scrive cosi: “La vigilanza è dunque lucidità interiore, intelligenza, capacità critica, presenza nella storia, non distrazione e non dissipazione. Unificato dall’ascolto della Parola di Dio, interiormente attento alle Sue esigenze, l’uomo vigilante diviene responsabile, cioè radicalmente non indifferente, cosciente di doversi prendere cura di tutto e, in particolare, capace di vigilare su altri uomini e di custodirli.”[1]
[1] E. BIANCHI., Le parole della spiritualità, per un lessico della vita interiore, Rizzoli,1999, p.32-33
Laris Kouderin, V anno
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