Creati a sua immagine, secondo la sua somiglianza, oggi Lui si è fatto come noi, così come cantiamo in questo tempo nella liturgia. Lui è il principio perché in lui era la vita, tutto è creato per mezzo di lui: io, tu siamo pensati e creati da sempre in lui.
Il Vangelo che la Liturgia ci consegna in questo giorno di Natale ci fa comprendere come nelle nostre mani, in mezzo a noi, non solo duemila anni fa ma ogni giorno, ancora oggi, Dio entra nel mondo. Entra il Signore nella carne, nella debolezza di un bimbo nudo che ha bisogno di attenzioni, che ha fame e freddo. Che piange.
Tutto questo l’evangelista Giovanni ce lo comunica non come lo fanno gli altri racconti evangelici, cioè attraverso una storia e dei volti, ma con un inno: è un canto che squarcia lo spazio e il tempo. Queste parole ci parlano del principio, quando tutto avuto inizio, la nostra mente torna alla Genesi, al racconto di Dio che crea il mondo, la terra e il cielo, le stelle, il mare e tutti gli animali e le piante e poi crea l’uomo, a sua immagine e dona a lui la sua stessa vita, soffiando nelle sue narici.
Al principio c’è comunicazione, c’è Dio che parla, c’è il Verbo di Dio, per mezzo del quale tutto è fatto di ciò che esiste, perché in lui era la vita e la vita era la luce degli uomini, di ogni uomo. Nessuno escluso, perché dove c’è vita, c’è la luce anche dove pensiamo che non ce ne sia; come recita il salmo 139(138), vv. 11 e 12:
Se dico: "Almeno le tenebre mi avvolgano
e la luce intorno a me sia notte",
nemmeno le tenebre per te sono tenebre
e la notte è luminosa come il giorno;
per te le tenebre sono come luce.
Anche le tenebre che ci portiamo dentro sono state vinte dalla luce della vita e il Natale ci ricorda proprio questo. Dio si è fatto carne, abita in mezzo a noi e in Gesù ci rivela che siamo tutti fratelli e figli amati, desiderati.
Spesso basta guardare il tg per strappare via da noi. Le tane notizie di morte, di violenza e di odio che quotidianamente ascoltiamo ci pongono dinanzi l'interrogativo: “Dov’è Dio? Dov’è la sua luce?”
Giovanni al cuore di questo Vangelo ci ricorda che “... il mondo non lo ha riconosciuto. Venne tra i suoi e i suoi non lo hanno accolto”.
Vivere il Natale significa allora, riconoscere che ogni uomo e donna che incontriamo porta in sé la vita di Dio, senza averla meritata. Significa che anche noi, con tutte le nostre contraddizioni, portiamo in noi Dio...nonostante tutto. “Dio non si merita, si accoglie” dice Ermes Ronchi, per questo per noi accogliere Dio-bambino è accogliere il fratello e la sorella che ci stanno accanto, accogliere anche noi stessi e decidere di abitarci, proprio qui.
Oggi, guardiamo a Gesù e contempliamo la bellezza del suo corpo, piccolo e fragile. Contempliamo l’amore di Maria ma anche le paure di Giuseppe. Contempliamo il calore della famiglia e anche la precarietà e la povertà della stalla. Tutto questo è Dio.