Nel commentare questo passo evangelico vorrei soffermarmi su una cosa che apparentemente potrebbe passare in secondo piano: la tribù di Aser, alla quale Anna appartiene.
Nel libro del Deuteronomio, si narra che Mosè, prima di morire, benedisse tutto il suo popolo a partire proprio dai dodici figli di Giacobbe, fondatori delle Dodici Tribù d’Israele. Ad Aser egli disse le parole più dolci:
Benedetto tra i figli è Aser!
Sia il favorito tra i suoi fratelli
e intinga il suo piede nell'olio.
Di ferro e di bronzo siano i tuoi catenacci
e quanto i tuoi giorni duri il tuo vigore.
Dt 33, 24-25
Aser doveva essere il favorito tra i suoi fratelli, egli infatti doveva intingere il piede nell’olio. Non è un caso che la regione di Aser – in particolar modo nella parte meridionale di questo territorio a partire da Haifa, corrispondente appunto alle gambe ed ai piedi – fosse molto famosa per la presenza di olivi. Aser era il simbolo della predilezione e della vita, una zona conosciuta per essere tra le più verdi e tra le più fertili. Lo stesso Paolo, nella Lettera ai Romani, paragonava i cristiani credenti in Gesù Cristo a tanti olivi selvatici che partecipano di un’unica radice santa. Scriveva infatti che:
Se le primizie sono sante, lo sarà anche l'impasto; se è santa la radice, lo saranno anche i rami. Se però alcuni rami sono stati tagliati e tu, che sei un olivo selvatico, sei stato innestato fra loro, diventando così partecipe della radice e della linfa dell'olivo, non vantarti contro i rami! Se ti vanti, ricordati che non sei tu che porti la radice, ma è la radice che porta te.
Rm 11, 16-18
Tutto questo può illuminarci sulla figura di Anna. Lei è una profetessa della tribù di Aser, che è la tribù favorita e prediletta: la tribù della vita. Questa profetessa, tuttavia, affronta il dramma della morte e della solitudine, si dice nel Vangelo che è rimasta vedova. Nonostante ciò, il brano ci fa intendere come, Anna avesse cominciato ad intuire la cosa più importante: non si può vivere solo di morte e di solitudine. Servendo Dio con digiuni e preghiere e non allontanandosi mai dal Tempio lei dimostra di aver sete di vita e di continuare a lavorare quell’olio con ferro e bronzo come catenacci, e di far durare il suo vigore quanto i suoi giorni. Nel vedere il bambin Gesù, Anna dev’essersi sentita veramente partecipe della radice e della linfa dell’olivo, non solo della sua lavorazione.
Attraverso questa figura, che ci viene presentata nel giorno in cui la Chiesa celebra la festa della Santa Famiglia, la Parola ci ricorda che non sei tu che porti la radice, ma è la radice che porta te e che porta tutti noi. Anna, attraverso la sua vita ci dice il significato di essere redenti che consiste nell'essere uniti in Cristo ed essere Chiesa, la reale Santa Famiglia di Gesù.
Luca De Fabritiis, V anno