Quante volte nella nostra vita ci troviamo di fronte a situazioni che ci sembrano senza senso, a eventi che ci lasciano impauriti e senza parole? È come se, di fronte alla sofferenza, al dolore, o alla perdita, tutto ciò che ci resta è un vuoto che non riusciamo a comprendere. Eppure, proprio quando pensiamo che tutto sia finito, ecco che si rivela qualcosa di straordinario: la vita che emerge dalla morte, la speranza che scaturisce dalla disperazione. Questa è la bella notizia che ci raggiunge in questa notte gloriosa.
Nel passo del Vangelo che leggiamo in questa Veglia, le donne, che si recano al sepolcro per compiere un gesto di pietà, trovano una realtà che sovverte ogni aspettativa: la pietra è stata rimossa, il corpo di Gesù non c’è più. La loro ricerca tra i morti si scontra con la straordinaria verità che il Signore è risorto. La domanda dei due uomini in abiti sfolgoranti, «Perché cercate tra i morti colui che è vivo?» (Lc 24, 5), non è un invito a non cercare risposte là dove non ci sono, ma una chiamata a rivedere la nostra visione della vita, della morte e della speranza. La risurrezione di Gesù ci insegna che Dio non è mai dove ci aspettiamo, ma sempre oltre le nostre aspettative umane.
In questa luce, possiamo comprendere meglio le parole dell’Exultet, il Preconio pasquale, che cantiamo durante il solenne inizio della Veglia: «Felice colpa che meritò di avere un così grande Redentore!». Queste parole sono tanto straordinarie quanto provocatorie. La “colpa” che ha portato alla morte di Gesù è la stessa che, paradossalmente, diventa il punto di partenza per la risurrezione e la salvezza dell’umanità. La Pasqua ci dice che la vita non è negata dal dolore e dalla morte, ma trasformata attraverso di essi.
Le donne, con il loro coraggio nel raccontare quello che avevano visto e sentito, sono le prime testimoni di questa verità sconvolgente. La loro esperienza, però, non è subito creduta dagli apostoli, che pensano a un «vaneggiamento» (Lc 24, 11). È solo attraverso l’esperienza personale di Pietro, che corre al sepolcro e vede con i suoi occhi i teli vuoti, che inizia a nascere la comprensione profonda dell’accaduto. La risurrezione non è solo un evento da comprendere razionalmente, ma un’esperienza che sconvolge l’esistenza e chiede di essere vissuta.
Questo Vangelo, dunque, ci chiede dove stiamo cercando la vita e se siamo pronti a lasciarci sorprendere da una luce che non ci aspettavamo. La Pasqua ci invita a riconoscere, nel sepolcro vuoto, la promessa di una vita nuova, che non si arrende di fronte alla morte, ma la trasforma. Come le donne del Vangelo, siamo chiamati a portare questa buona notizia a chi incontriamo, anche quando sembra che nessuno voglia ascoltare.
La Pasqua non è solo un evento che celebriamo una volta all’anno, ma una realtà che continuamente ci invita a cercare la vita là dove meno ce lo aspettiamo, ad aprirci alla sorprendente possibilità di essere trasformati dalla luce del Cristo risorto.
Tobia Penna, IV anno