Il suo volto sorridente che si presenta al mondo e il suo inchinarsi per chiedere la preghiera del popolo per il suo vescovo. E poi il suo volto segnato dalla fragilità della malattia, che raccoglie le ultime energie per gridare col suo silenzio l'annuncio di pace della Pasqua, per poi abbandonarsi all'ultimo abbraccio con il popolo da lui tanto amato.
Le due immagini che aprono e chiudono i dodici anni del suo pontificato raccontano, forse più delle parole, cosa ci lascia in eredità Papa Francesco. Uno sguardo benedicente sul mondo, con le sue bellezze e le sue contraddizioni; la ricerca continua dell'incontro con ogni persona, soprattutto con coloro che nessuno vede, con chi abita quelle che lui chiamava "le periferie esistenziali"; l'impegno per l'accoglienza dei migranti, la fraternità tra i popoli, le culture e le religioni e la ricerca ostinata della pace; l'invito a tutta la Chiesa a riscoprirsi popolo in cammino, "sinodo", nella sequela del Signore Gesù, povero e umile, come il Santo di cui il Papa, venuto "dai confini del mondo", aveva preso il nome.
Anche la nostra comunità, come la Chiesa e il mondo intero, si sente più orfana da quando, al mattino del lunedì di Pasqua, nella gioia della Risurrezione, Papa Francesco ha concluso il suo pellegrinaggio terreno. Custodiremo con cura il ricordo dell'incontro con la nostra comunità nel dicembre 2016, le sue parole appassionate sgorgate dal suo cuore di padre, mettendo da parte il discorso preparato. E la sua visita a Molfetta nel 25 ° anniversario della morte di don Tonino Bello, in cui ci ha riconsegnato la preziosa testimonianza di un prete e vescovo che nella nostra Puglia ha vissuto il sogno di una chiesa estroversa e umile. E ricorderemo soprattutto i gesti e le parole con cui Papa Francesco ci ha testimoniato la sia umanità feconda, la sua fede profonda, il suo essere pastore tra la gente e a servizio della gente, invitandoci ad essere pastori "con l'odore delle pecore".
E siamo certi che nel futuro, quando saremo immersi, come lui ci ha mostrato, nel popolo sacerdotale, per servirlo e amarlo, chi ci incontrerà riuscirà a sentire, nel nostro modo di essere preti gioiosi e umili, un po' dell' odore di Papa Francesco.
don Alessandro Rocchetti, Padre spirituale