Con le mani in pasta a servizio del Vangelo
di Leonardo Andriani
Domenica 15 luglio 2018, ore 23.30: è una tranquilla e piacevole sera d’estate. Tutto sembra come sempre, invece non è così. Si parte!!!
A farmi compagnia in questa viaggio, ci sono Giuseppe e Paolo: un’esperienza di servizio che durerà due settimane. Una terra che non conosciamo ci attende e tanta gente che ha sentito parlare del nostro arrivo vuole incrociare i nostri volti. Quando il sole sta per sorgere e l’orizzonte diventa più nitido, da prua si scorgono dei monti e tanta vegetazione. Non crediamo ai nostri occhi, stiamo arrivando a Durazzo: siamo finalmente in Albania! Ad accoglierci c’è la diocesi di Sapë, nella parte più a nord. Dopo una breve sosta a Blinisht, percorrendo il fiume Drin, siamo giunti a Tropojë, zona prevalente montuosa. Da qui ci siamo mossi nei villaggi vicini di Fierze e Cernice, accompagnati da don Maurizio, don Zef, alcune suore e dei giovani del posto. Così trascorre la prima settimana di missione e l’esperienza continua nella provincia di Scutari a Nenshat. A guidarci questa volta è don Enzo insieme ad alcune suore e con loro viviamo l’esperienza del campo-scuola con più di 100 ragazzi. Al cuore delle nostre giornate: il gioco, la preghiera, la condivisone e lo studio.
Vivendo la missione in quei luoghi e conoscendo più da vicino le persone, ci accorgiamo di come la fede cristiana sia semplice e viva, nonostante i decenni di persecuzione e di martirio. In Albania si può davvero incontrare Cristo dovunque: mentre percorri salite pericolose per raggiungere il villaggio dove alcuni ragazzi riceveranno i sacramenti o mentre cerchi di riposarti e vieni assalito dai bambini che attendono l’apertura dell’oratorio. Il tempo trascorso sembra sia passato troppo in fretta! Fare esperienza di missione mi ha riempito il cuore di mani, volti e storie. Però è anche vero che bisogna rientrare alle missioni quotidiane, quelle della nostra terra. Chiudere i bagagli e insieme portarsi nel cuore un pezzo di quella gente: questo è uno dei frutti della missione. Il tuo cuore invece no, questo non può chiudersi come i bagagli, anzi, esige di spalancarsi maggiormente.
La gratitudine è tanta per ciò che abbiamo vissuto e ricevuto: occorre conservare tutto nella memoria del cuore. Le parole che vorrei rimanessero scolpite in me dopo questa esperienza sono: accoglienza, fratellanza, testimonianza, gioia delle piccole cose. L’Albania è parte del mio cammino di sequela, laddove mi sono lasciato amare dal Vangelo incarnato. E perciò continuerò a ripetere: «Faleminderit!», «Grazie!».