Il Vangelo di questa domenica, festa del Battesimo del Signore, chiude il tempo di Natale e ci permette di tornare al tema dell’attesa del Messia. La Liturgia si apre con la profezia di Isaia della prima lettura: “Nel deserto preparate la via al Signore… Ecco, il Signore Dio viene con potenza” (Is 40,3.10) e prosegue nel racconto del vangelo secondo Luca in cui viene sottolineato che “il popolo era in attesa” (Lc 3,15). Oggi noi sappiamo che questa attesa è già compiuta in Gesù Cristo, che viene in un mondo pieno di conflitti, fratture, camminando con noi attraverso le acque della sofferenza e aprendo con la sua morte e risurrezione un varco tra cielo e terra.
Tutti gli evangelisti menzionano il battesimo di Gesù e lo collocano, pur con sfumature e significati differenti, all’inizio del suo ministero pubblico. Luca sottolinea che il Signore Gesù ricevuto il battesimo stava in preghiera; questo suo atteggiamento lo accompagnerà in tutti i momenti più importanti della sua vita. Il battesimo è presentato come un evento che si offre agli occhi del Battista in tutta la sua valenza teo-antropologica: mentre tutto il popolo, che per l’evangelista Luca rappresenta i discendenti dell’antico Israele disponibili alla salvezza (cfr. Lc 1,17), si fa battezzare, il mondo divino fa irruzione in quello umano, e il Figlio di Dio si fa solidale con i peccatori. Si evidenzia, quindi, la solidarietà di Gesù con noi ma anche l’abbassamento iniziato con l’incarnazione al servizio della piena realizzazione della dignità umana. L’evangelista ci dice che lo Spirito Santo discende sopra Gesù, raffigurando un’unzione per mezzo dello Spirito, e che una voce viene dall’alto, essa attesta l’unicità del rapporto d’amore tra il Padre e il Figlio, unicità messa in risalto dall’articolo posto davanti all’aggettivo sostantivato ossia “l’amato”.
Tutto questo ci fa contemplare il mistero del nostro battesimo come ingresso nella relazione con la Trinità. La vita nello Spirito ci rigenera come figli di Dio e ci rende membra di Cristo. Questo ci richiama all’importanza di questo sacramento, del dono di una vita nuova ricevuta per grazia dal sangue redentore di Cristo, che ci dona la dignità e la gioia di figli di Dio, ripristinando in noi lo splendore dell’immagine e la somiglianza con il Creatore.
Giuseppe Ferraro, V anno