La recente pubblicazione (2024) - ricca, semplice e snella - della nota biblista e docente di esegesi, Rosanna Virgili, è dedicata al linguaggio orante di uno fra i testi più preziosi della Sacra Scrittura. Il libro dei Salmi, da sempre oggetto dell'attenzione degli studiosi, è infatti una vera e propria miniera di immagini simboliche, metafore, similitudini, allegorie che, in qualche modo, hanno la capacità di esprimere il rapporto fra il Dio di Israele e il suo popolo, scandito dentro i ritmi delle stagioni e delle vicende storiche, come all'interno del ciclo delle feste liturgiche e degli spazi sacri del Tempio.
Lo stile letterario di questo testo biblico lascia emergere un ricco panorama di atteggiamenti del credente in preghiera: il bisogno di sentirsi amato e accolto come in una relazione nuziale, la ricerca di una gioia che assume il carattere della festa e della danza e, in modo particolare, la percezione della fragilità umana difronte alle ingiustizie e alle sofferenze che reclamano la difesa e la consolazione di Dio.
Sin dalle origini la Chiesa ha scelto di pregare con le parole dei Salmi, leggendo in esse le medesime con cui il Maestro stesso ha pregato ma anche la profezia di quel compimento che i suoi discepoli riconoscono realizzato in Gesù Cristo: in Lui «non c'è più un tempio fatto di mura ma un corpo fatto d'abbraccio» (p. 117).
«Come l'intera storia d'Israele - occasione della fedeltà di Dio al suo alleato - è narrata nei Salmi, così il Salterio contiene il grido, il dolore, la letizia e la tristezza, i timori, i dubbi, le speranze, l'esperienza tutta della vita e della morte umana. Contiene una anatomia di tutte le parti dell'anima, secondo il famoso aforisma di Calvino. La musica e la poesia della cui materia sono fatti i Salmi è infine capace di rendere i versi di un io orante, la voce di tutta l'assemblea, sia quella di Israele che quella della Chiesa» (p. 7).
Commento al Vangelo della IV domenica di Quaresima
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