La IV domenica di Quaresima, detta anche Domenica in Laetare, è caratterizzata da un tono più gioioso rispetto al resto della Quaresima. Il Vangelo del giorno secondo Luca, presenta la parabola del Padre misericordioso.
In essa viene rivelata la profondità della misericordia di Dio, pronta ad accogliere chiunque si penta sinceramente, senza guardare al passato.
Non è solo un invito al peccatore di tornare a Dio, ma anche un insegnamento per chi si considera giusto e che può essere tentato di guardare dall’alto in basso gli altri.
Leggendo il passo è doveroso soffermarsi sulle tre figure principali:
Il Figlio minore, rappresenta l’umanità peccatrice che, a un certo punto, si allontana da Dio, cercando di soddisfare i propri desideri lontano dalla casa del Padre. Chiedendo la sua eredità in anticipo, dimostra di voler vivere in autonomia, lasciandosi trascinare dal lusso e da una vita sregolata, senza pensare alle conseguenze.
Dopo aver sperperato tutto si trova in una condizione di miseria e si rende conto del suo errore a tal punto che decide di tornare dal padre, ma non con l’idea di essere riaccolto come figlio, bensì come servitore (non sono più degno di essere chiamato figlio tuo...).
Il Padre, rappresenta la figura di Dio che accoglie sempre chi torna a lui con cuore sincero, nonostante i peccati commessi.
Agisce in un modo che noi potremmo definire inaspettato; anche se il figlio rompe la relazione familiare, rispetta la sua libertà e si mette in posizione di attesa e quando decide di ritornare, non lo accusa, non lo giudica, lo accoglie immediatamente con un abbraccio (gli si gettò al collo e lo baciò) dimostrando che il perdono di Dio non ha condizioni.
L’abbraccio e il bacio che non danno tempo al figlio di umiliarsi ai piedi del padre, il vestito più bello, i sandali ai piedi, l’anello al dito sono altrettanti modi per dire che il figlio è totalmente riabilitato e che ha riacquistato tutti i suoi diritti, il suo posto in famiglia.
Il Figlio Maggiore, simboleggia l’atteggiamento di chi pensa che la giustizia si fondi solo su meriti e comportamenti corretti, senza comprendere il perdono e la compassione.
Di fronte a questa durezza il Padre non può dare altra giustificazione che quella data ai servi, con una nota in più: «Bisognava far festa…».
La necessità della festa sta nella novità inaudita del Vangelo che annuncia un Dio che perdona, risana, guarisce, salva, dona il suo Figlio per la salvezza del mondo.
La IV domenica di Quaresima, detta anche Domenica in Laetare, è caratterizzata da un tono più gioioso rispetto al resto della Quaresima. Il Vangelo del giorno secondo Luca, presenta la parabola del Padre misericordioso.
In essa viene rivelata la profondità della misericordia di Dio, pronta ad accogliere chiunque si penta sinceramente, senza guardare al passato.
Non è solo un invito al peccatore di tornare a Dio, ma anche un insegnamento per chi si considera giusto e che può essere tentato di guardare dall’alto in basso gli altri.
Leggendo il passo è doveroso soffermarsi sulle tre figure principali:
Il Figlio minore, rappresenta l’umanità peccatrice che, a un certo punto, si allontana da Dio, cercando di soddisfare i propri desideri lontano dalla casa del Padre. Chiedendo la sua eredità in anticipo, dimostra di voler vivere in autonomia, lasciandosi trascinare dal lusso e da una vita sregolata, senza pensare alle conseguenze.
Dopo aver sperperato tutto si trova in una condizione di miseria e si rende conto del suo errore a tal punto che decide di tornare dal padre, ma non con l’idea di essere riaccolto come figlio, bensì come servitore (non sono più degno di essere chiamato figlio tuo...).
Il Padre, rappresenta la figura di Dio che accoglie sempre chi torna a lui con cuore sincero, nonostante i peccati commessi.
Agisce in un modo che noi potremmo definire inaspettato; anche se il figlio rompe la relazione familiare, rispetta la sua libertà e si mette in posizione di attesa e quando decide di ritornare, non lo accusa, non lo giudica, lo accoglie immediatamente con un abbraccio (gli si gettò al collo e lo baciò) dimostrando che il perdono di Dio non ha condizioni.
L’abbraccio e il bacio che non danno tempo al figlio di umiliarsi ai piedi del padre, il vestito più bello, i sandali ai piedi, l’anello al dito sono altrettanti modi per dire che il figlio è totalmente riabilitato e che ha riacquistato tutti i suoi diritti, il suo posto in famiglia.
Il Figlio Maggiore, simboleggia l’atteggiamento di chi pensa che la giustizia si fondi solo su meriti e comportamenti corretti, senza comprendere il perdono e la compassione.
Di fronte a questa durezza il Padre non può dare altra giustificazione che quella data ai servi, con una nota in più: «Bisognava far festa…».
La necessità della festa sta nella novità inaudita del Vangelo che annuncia un Dio che perdona, risana, guarisce, salva, dona il suo Figlio per la salvezza del mondo.
Daniele Chiffi, IV anno
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