«In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio» (Gv 1,1).
Con questo incipit che richiama il “principio” della Genesi, il momento in cui Dio crea il mondo attraverso la Parola, Giovanni ci introduce nel cuore di Dio, come se volesse spalancarci una finestra sull’eternità. In seguito, portandoci ad un livello più profondo egli afferma che questo Logos è una Persona: Dio stesso. Questo è il centro di ciò che oggi stiamo celebrando: Dio, il Creatore dell’universo che era sin dal principio, sceglie di farsi uomo per illuminare il nostro cammino. L’Eterno entra nel tempo, l’infinito si fa piccolo, e la Parola che ha dato origine a tutto si fa carne per abitare in mezzo a noi.
Questa pericope ci invita a lasciarci provocare da tre realtà che, se accolte, possono cambiare la nostra vita: la luce, la testimonianza e l’abitare.
«La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta» (Gv 1,5). Il Natale, ormai trasformato in feste delle luci, in realtà è la festa della Luce, di quella luce che irrompe nel buio del mondo. In Cristo, Dio ci invita a sperare: qualsiasi siano le tenebre che abitano il nostro cuore, la nostra vita, le nostre giornate la Luce le ha vinte! Questa è la speranza che non delude, anche quando le difficoltà della vita sembrano sommergerci. È la promessa che nessuna tenebra- nemmeno quella della sofferenza, della solitudine o del peccato- può mai spegnere l’amore di Dio. Ecco perché possiamo fare nostre le parole di S. Leone Magno: «Il nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: rallegriamoci! Non c'è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne».
Il Natale non è solo il ricordo di un evento, ma una missione: essere portatori di luce per chi cammina nell’oscurità, essere annunciatori di speranza per chi cammina nella tristezza, essere testimoni della Luce proprio come il Battista che non essendo luce «doveva dare testimonianza alla luce» (Gv 1,8). Nessuno di noi è la sorgente della luce, ma possiamo rifletterla, come la luna riflette la luce del sole. Testimoniare perciò vuol dire vivere in modo tale che gli altri vedano in noi il volto di Dio. Natale ci invita ad essere fiammelle, che guidano nel buio, verso la luce che è Cristo.
Tutto questo è possibile perché «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). Quello che celebriamo a Natale non è un Dio lontano, ma un Dio vicino, che sceglie di condividere la nostra umanità per permetterci di imparare da Lui colmandoci del suo amore. Si fa carne e cerca una casa: viene per abitare in noi, per restarci accanto nelle gioie e nei dolori. Tuttavia, spesso, soprattutto quando il sole sembra tramontare sulle nostre vite, anche noi, come i suoi, non lo accogliamo. Come gli albergatori nel Vangelo di Luca invitiamo i suoi genitori a trovare un altro posto dove far nascere quel bambino. Solo aprendo le porte del nostro cuore possiamo cogliere che, pur abitando in noi, è Lui la nostra casa. È Lui che rende il nostro cuore, porta santa, capace di perdono, accoglienza e amore.
Natale quindi non è solo un giorno, ma un modo di vivere. Lasciamo che il Natale accada. Oggi, il Dio che si è fatto carne ci chiede di essere luce per chi è nell’ombra, testimoni per chi cerca un senso, casa per chi cammina accanto a noi: ogni volta che accade anche una sola di queste cose, Dio si fa carne una volta di più.
Buon Natale.
Davide Colagiorgio , V anno