“Stillate, cieli, dall'alto, le nubi facciano piovere il Giusto; si apra la terra e germogli il Salvatore.”(Cf Is 45,8)
Così risuona l'antifona di ingresso della celebrazione odierna. Un impegno ad aprire il cuore e fare spazio all'unico Giusto della nostra vita, il nostro Salvatore, colui che ci dona la Speranza che non delude.
La liturgia, nella sua sapienza, anche in questo cammino di Avvento ci ha fatto interrogare su chi siamo e specialmente se siamo disponibili ad accogliere la venuta del Salvatore, per far germogliare l’esistenza e portare vita anche nelle nostre zone desertiche. Questa fioritura dei primi germogli si compie nelle vite che si incontrano nei grembi di Elisabetta e Maria nel Vangelo (Lc 1,39-45) attraverso un riconoscimento viscerale che fa sussultare.
Germogliare e sussultare sono due verbi che ci interrogano. Il dono del Signore ci fa passare sempre tra questi verbi come una danza eterna, quasi come i movimenti del paradiso Dantesco.
Per germogliare abbiamo bisogno del “sussulto”, di guardare e farci “vedere” per sciogliere i rovi del nostro cuore, consapevoli che ciò che siamo chiamati a vivere non è un semplice cammino personale ma è apertura ad un Altro, come ha fatto Maria si è aperta all'ignoto nonostante i turbamenti.
Il cammino di fede è apertura ad un dono e testimonianza di questo incontro. Due semplici donne che si guardano e testimoniano l'accoglienza di Dio, che le ha fatte sussultare e germogliare nelle nuove vite ancora in grembo, lo esprimono.
Questo incontro si rinnoverá nella vita di Gesù, attraverso le relazioni che egli intesserà con le persone che si interfacceranno con lui: la donna adultera, della samaritana, dell’emoroissa, di Zaccheo, di Pietro, di Nicodemo e molti altri fino a Giuseppe d’Arimatea. Tutti hanno sussultato quando hanno incrociato il suo volto e tutti sono germogliati perché consapevoli che la vita doveva essere vissuta pienamente e spesa per Qualcuno di duraturo.
È un grande dono questo incontro per noi, ma anche una sfida, perché dare spazio al Signore non è facile: per dare spazio a Dio bisogna rischiare. Se vogliamo trovare l'infinito bisogna essere disposti a perdere anche alcune cose alcuni importanti, sarà difficile, ma i benefici che ne avremo, in qualità e quantità,saranno imparagonabili rispetto a ciò che eventualmente perderemo.
Gabriele Bergamo, V anno