Il vangelo di questa domenica completa il ciclo delle festività del Natale, ci invita a meditare sul battesimo di Gesù e a fare memoria del nostro. Giovanni predica un battesimo di conversione dei peccati e questo porta alla domanda: “Perché Gesù avverte il bisogno di farsi battezzare?”
Gesù sceglie liberamente di mettersi accanto ai peccatori per ricevere il battesimo, lui che non ne aveva bisogno, e lo fa con un atto di grande umiltà, oltre che per inaugurare la sua missione e per anticipare quello che sarà il nucleo più profondo della missione: la croce. Gesù si fa obbediente alla volontà del Padre, si dona completamente a lui al punto di prendere i peccati su “sé stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità”. (Cfr. Tt 2,14, II lettura)
Gesù prende i nostri errori, i nostri limiti e li porta con sé nel Giordano al punto da immergersi completamente e morire insieme ad essi, richiamando così il sacrificio che compirà nella sua passione; ma la morte non è la parola definitiva poiché la vita stessa di Cristo viene dal Padre ed è immersa nel Padre e per questo non può che riemergere “più forte” - come dice Giovanni il Battista nel vangelo - e vittorioso da quelle acque intrise dal peccato degli uomini. Mentre accade tutto questo “il cielo si aprì” e lo Spirito Santo scende su Gesù: questo aspetto ci fa notare che Gesù è in piena obbedienza al Padre, al punto che dal cielo una voce afferma “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”. Il Padre ci rivela che Gesù è Figlio di Dio e che è una cosa sola con lui e che il Padre stesso si compiace di ciò che Gesù sta facendo, cioè assimilare su di sé il peccato dell’umanità per poi, quando sarà il momento, eliminarlo completamente. Gesù compie questo gesto per farci capire a cosa siamo chiamati, cioè a dare tutto di noi stessi, cercando di amare come lui, provando a donarci come lui stesso si è donato per noi. Chiaramente ciò non è facile da mettere in pratica, ma è anche vero che in questo non siamo soli, infatti Luca descrive un dettaglio importante che gli altri evangelisti omettono: Gesù riceve il battesimo mentre era in preghiera. La preghiera è la sola cosa che permette di dare respiro a Dio nella nostra vita al punto da immergerci in Lui, come accade proprio nel battesimo, e al contempo ci permette di fare dono di noi stessi agli altri e ai nostri fratelli. Nel momento in cui diamo vita in noi a questa preghiera che ci spinge ad andare verso gli altri, avviene la stessa cosa che è accaduta a Gesù, ovvero, entriamo in piena comunione con Dio e con chi ci è accanto donandoci pienamente ad entrambi.
Alberto De Mola
Il vangelo di questa domenica completa il ciclo delle festività del Natale, ci invita a meditare sul battesimo di Gesù e a fare memoria del nostro. Giovanni predica un battesimo di conversione dei peccati e questo porta alla domanda: “Perché Gesù avverte il bisogno di farsi battezzare?”
Gesù sceglie liberamente di mettersi accanto ai peccatori per ricevere il battesimo, lui che non ne aveva bisogno, e lo fa con un atto di grande umiltà, oltre che per inaugurare la sua missione e per anticipare quello che sarà il nucleo più profondo della missione: la croce. Gesù si fa obbediente alla volontà del Padre, si dona completamente a lui al punto di prendere i peccati su “sé stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità”. (Cfr. Tt 2,14, II lettura)
Gesù prende i nostri errori, i nostri limiti e li porta con sé nel Giordano al punto da immergersi completamente e morire insieme ad essi, richiamando così il sacrificio che compirà nella sua passione; ma la morte non è la parola definitiva poiché la vita stessa di Cristo viene dal Padre ed è immersa nel Padre e per questo non può che riemergere “più forte” - come dice Giovanni il Battista nel vangelo - e vittorioso da quelle acque intrise dal peccato degli uomini. Mentre accade tutto questo “il cielo si aprì” e lo Spirito Santo scende su Gesù: questo aspetto ci fa notare che Gesù è in piena obbedienza al Padre, al punto che dal cielo una voce afferma “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”. Il Padre ci rivela che Gesù è Figlio di Dio e che è una cosa sola con lui e che il Padre stesso si compiace di ciò che Gesù sta facendo, cioè assimilare su di sé il peccato dell’umanità per poi, quando sarà il momento, eliminarlo completamente. Gesù compie questo gesto per farci capire a cosa siamo chiamati, cioè a dare tutto di noi stessi, cercando di amare come lui, provando a donarci come lui stesso si è donato per noi. Chiaramente ciò non è facile da mettere in pratica, ma è anche vero che in questo non siamo soli, infatti Luca descrive un dettaglio importante che gli altri evangelisti omettono: Gesù riceve il battesimo mentre era in preghiera. La preghiera è la sola cosa che permette di dare respiro a Dio nella nostra vita al punto da immergerci in Lui, come accade proprio nel battesimo, e al contempo ci permette di fare dono di noi stessi agli altri e ai nostri fratelli. Nel momento in cui diamo vita in noi a questa preghiera che ci spinge ad andare verso gli altri, avviene la stessa cosa che è accaduta a Gesù, ovvero, entriamo in piena comunione con Dio e con chi ci è accanto donandoci pienamente ad entrambi.
Alberto De Mola
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