Testi della Liturgia della Parola
Is 8,23 – 9,3
Sal 26
1Cor 1,10 – 13.17
Mt 4,12-23
Il Vangelo di questa domenica ci presenta Gesù che, dopo essere stato quaranta giorni nel deserto tentato dal diavolo, comincia il suo ministero pubblico. È un inizio abitato da tentazioni, fame, rinuncia ma anche motivato da una fedeltà alla Parola, unico mezzo di difesa contro il tentatore: «Sta scritto!».
Gesù, dunque, sceglie di digiunare dalle sue parole per conformarsi a quelle del Padre suo.
Dopo quaranta giorni di silenzio e di solitudine nel deserto di Giuda il Figlio di Dio si trasferisce nell’affollata Galilea, in quella che sarà la sua seconda casa: Cafarnao. È curioso come Gesù non ammetta sconti per il suo ministero, in effetti è una scelta audace passare dal deserto alla frenesia in così poco tempo. Gesù sa che il deserto è una tappa obbligata, di verifica, di riconferme ma, dopo essere stato servito dagli angeli sa anche che la sua missione è quella di uscire, di camminare annunciando il Regno anche a chi non rientra nei canoni del popolo d’Israele, di coinvolgersi con il mondo.
Quella fedeltà alla Parola che lo ha custodito nel deserto diventa la sua prima esigenza evidente del suo ministero. Egli, infatti, già dalle prime battute della sua vita pubblica non ha la premura di guarire o di fare miracoli ma di annunciare la Parola di Dio.
Cammina, dunque, lungo le rive del lago di Galilea e incontra due coppie di fratelli, Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni. Sono pescatori e ognuno pensa al suo lavoro senza preoccuparsi di Gesù che passa. Egli è un uomo come tanti altri, non desta attenzione, ma essi vengono intercettati dalla sua presenza e dalla sua voce; quel «Convertitevi!» è anche per loro, come una chiamata a volgersi alla luce, a spostare gli occhi dalla routine alla novità, è il primo vero annuncio di conversione da parte di Gesù. Con quello sguardo nuovo Gesù tira fuori questi uomini dal loro nulla, dal grigio delle loro giornate monotone e li chiama ad un oltre in cui già li intravede come pescatori di uomini. Accade, però, un movimento strano: essi si allontanano dalle loro reti, dalla ruvidezza di pescatori per riabbracciare un nuovo nulla fatto di reti adagiate, una barca ancorata e un padre lasciato solo. Prima dopotutto avevano qualcosa: un lavoro, dei pesci da mangiare, l’affetto di casa; ora nulla se non un invito: «Venite dietro a me!».
E si mettono in cammino senza alcuna garanzia, come il Maestro che nel deserto ha dovuto rinunciare, lasciare, sentire il vuoto ma con una promessa nel cuore, più preziosa di molte cose: la Parola, nutrimento per il presente («Non di solo pane vive l’uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio») e garanzia di futuro («vi farò pescatori di uomini»).
Testi della Liturgia della Parola
Is 8,23 – 9,3
Sal 26
1Cor 1,10 – 13.17
Mt 4,12-23
Il Vangelo di questa domenica ci presenta Gesù che, dopo essere stato quaranta giorni nel deserto tentato dal diavolo, comincia il suo ministero pubblico. È un inizio abitato da tentazioni, fame, rinuncia ma anche motivato da una fedeltà alla Parola, unico mezzo di difesa contro il tentatore: «Sta scritto!».
Gesù, dunque, sceglie di digiunare dalle sue parole per conformarsi a quelle del Padre suo.
Dopo quaranta giorni di silenzio e di solitudine nel deserto di Giuda il Figlio di Dio si trasferisce nell’affollata Galilea, in quella che sarà la sua seconda casa: Cafarnao. È curioso come Gesù non ammetta sconti per il suo ministero, in effetti è una scelta audace passare dal deserto alla frenesia in così poco tempo. Gesù sa che il deserto è una tappa obbligata, di verifica, di riconferme ma, dopo essere stato servito dagli angeli sa anche che la sua missione è quella di uscire, di camminare annunciando il Regno anche a chi non rientra nei canoni del popolo d’Israele, di coinvolgersi con il mondo.
Quella fedeltà alla Parola che lo ha custodito nel deserto diventa la sua prima esigenza evidente del suo ministero. Egli, infatti, già dalle prime battute della sua vita pubblica non ha la premura di guarire o di fare miracoli ma di annunciare la Parola di Dio.
Cammina, dunque, lungo le rive del lago di Galilea e incontra due coppie di fratelli, Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni. Sono pescatori e ognuno pensa al suo lavoro senza preoccuparsi di Gesù che passa. Egli è un uomo come tanti altri, non desta attenzione, ma essi vengono intercettati dalla sua presenza e dalla sua voce; quel «Convertitevi!» è anche per loro, come una chiamata a volgersi alla luce, a spostare gli occhi dalla routine alla novità, è il primo vero annuncio di conversione da parte di Gesù. Con quello sguardo nuovo Gesù tira fuori questi uomini dal loro nulla, dal grigio delle loro giornate monotone e li chiama ad un oltre in cui già li intravede come pescatori di uomini. Accade, però, un movimento strano: essi si allontanano dalle loro reti, dalla ruvidezza di pescatori per riabbracciare un nuovo nulla fatto di reti adagiate, una barca ancorata e un padre lasciato solo. Prima dopotutto avevano qualcosa: un lavoro, dei pesci da mangiare, l’affetto di casa; ora nulla se non un invito: «Venite dietro a me!».
E si mettono in cammino senza alcuna garanzia, come il Maestro che nel deserto ha dovuto rinunciare, lasciare, sentire il vuoto ma con una promessa nel cuore, più preziosa di molte cose: la Parola, nutrimento per il presente («Non di solo pane vive l’uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio») e garanzia di futuro («vi farò pescatori di uomini»).
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