Non si può stare fuori dalla grotta, è necessario entrarvi per adorare. Lo fanno i pastori in rappresentanza del popolo di Israele, lo fanno i Magi, segno di tutti i popoli della terra che giungono a Betlemme per adorare il Salvatore del mondo. Il giorno del Natale sembra quasi che l’intero pianeta si appiattisca, ripieghi su Betlemme, al cospetto del Dio-Bambino; il Verbo fatto Carne esercita una forza centripeta tale da attrarre a sé tutti, vicini e lontani. Il profeta Isaia afferma che tutti cammineranno alla sua luce, allo splendore di quel fulgore (cfr. Is, 60 1-6); il salmo corrobora la profezia affermando che i re delle terre e delle isole lontane accorreranno verso il Messia portando con sé doni (cfr. Sal 71).
Oggi è la solennità dell’Epifania del Signore, ossia la solennità della manifestazione. Gesù, dopo essere stato manifestato dagli angeli ai pastori, ora è manifestato ai Magi dalla stella.
Il Vangelo di oggi ci indica che la salvezza non giunge solo per un piccolo popolo, ma è donata, attraverso quel popolo, a tutto l’universo.
Ma dai Magi possiamo – e dobbiamo – cogliere anche una importante lezione. Essi, sapienti giunti dalle estremità della terra, non possedevano Scritture; il Vangelo che abbiamo ascoltato dice invece che, per conoscere il luogo della nascita di Gesù, Erode fa consultare le Scritture ai suoi scribi. I Magi invece interrogano il mondo, il tempo, la storia, la creazione; così scrive Benedetto XVI: “(I Magi) erano persone certe che nella creazione esiste quella che potremmo definire la “firma” di Dio, una firma che l’uomo può e deve tentare di scoprire e decifrare”. Essi scrutano i segni dei tempi, certi che tutto parla e attende il Messia; nessuno allora può dirsi escluso dalla ricerca di Dio, che lo faccia nella Rivelazione biblica o nel grande libro della creazione.
I Magi scrutano e cercano, ma poi si mettono in cammino! Essi ci danno forse il primo e grande esempio di cristianesimo: si è discepoli di Cristo solo se si è disposti a mettersi in cammino. D'altronde i cristiani, prima che ad Antiochia di Pisidia venissero chiamati tali, erano indicati come i discepoli della Via.
Una volta incamminati e arrivati alla meta, come i Magi, siamo chiamati a entrare nella grotta, ossia immergerci nel mistero! Il cristiano non può restare sulla soglia e guardare, bensì deve poter entrare nel mistero di Dio e contemplare la Verità; solo specchiandosi nella Verità dell’Uomo perfetto, Gesù Cristo, possiamo comprendere anche la verità della nostra vita.
Ma non possiamo rimanere sempre nella grotta! Dobbiamo poter ritornare per altre vie alla nostra vita! L’incontro con il Messia non può farci rimanere uguali, ma deve cambiarci la vita, fino a tornare nella nostra storia con uno stile rinnovato dalla grazia di Cristo.
Cercare, camminare, entrare, ritornare! L’esempio che i santi Magi hanno consegnato a ciascuno di noi, le azioni che caratterizzano il vivere cristiano!
Non si può stare fuori dalla grotta, è necessario entrarvi per adorare. Lo fanno i pastori in rappresentanza del popolo di Israele, lo fanno i Magi, segno di tutti i popoli della terra che giungono a Betlemme per adorare il Salvatore del mondo. Il giorno del Natale sembra quasi che l’intero pianeta si appiattisca, ripieghi su Betlemme, al cospetto del Dio-Bambino; il Verbo fatto Carne esercita una forza centripeta tale da attrarre a sé tutti, vicini e lontani. Il profeta Isaia afferma che tutti cammineranno alla sua luce, allo splendore di quel fulgore (cfr. Is, 60 1-6); il salmo corrobora la profezia affermando che i re delle terre e delle isole lontane accorreranno verso il Messia portando con sé doni (cfr. Sal 71).
Oggi è la solennità dell’Epifania del Signore, ossia la solennità della manifestazione. Gesù, dopo essere stato manifestato dagli angeli ai pastori, ora è manifestato ai Magi dalla stella.
Il Vangelo di oggi ci indica che la salvezza non giunge solo per un piccolo popolo, ma è donata, attraverso quel popolo, a tutto l’universo.
Ma dai Magi possiamo – e dobbiamo – cogliere anche una importante lezione. Essi, sapienti giunti dalle estremità della terra, non possedevano Scritture; il Vangelo che abbiamo ascoltato dice invece che, per conoscere il luogo della nascita di Gesù, Erode fa consultare le Scritture ai suoi scribi. I Magi invece interrogano il mondo, il tempo, la storia, la creazione; così scrive Benedetto XVI: “(I Magi) erano persone certe che nella creazione esiste quella che potremmo definire la “firma” di Dio, una firma che l’uomo può e deve tentare di scoprire e decifrare”. Essi scrutano i segni dei tempi, certi che tutto parla e attende il Messia; nessuno allora può dirsi escluso dalla ricerca di Dio, che lo faccia nella Rivelazione biblica o nel grande libro della creazione.
I Magi scrutano e cercano, ma poi si mettono in cammino! Essi ci danno forse il primo e grande esempio di cristianesimo: si è discepoli di Cristo solo se si è disposti a mettersi in cammino. D'altronde i cristiani, prima che ad Antiochia di Pisidia venissero chiamati tali, erano indicati come i discepoli della Via.
Una volta incamminati e arrivati alla meta, come i Magi, siamo chiamati a entrare nella grotta, ossia immergerci nel mistero! Il cristiano non può restare sulla soglia e guardare, bensì deve poter entrare nel mistero di Dio e contemplare la Verità; solo specchiandosi nella Verità dell’Uomo perfetto, Gesù Cristo, possiamo comprendere anche la verità della nostra vita.
Ma non possiamo rimanere sempre nella grotta! Dobbiamo poter ritornare per altre vie alla nostra vita! L’incontro con il Messia non può farci rimanere uguali, ma deve cambiarci la vita, fino a tornare nella nostra storia con uno stile rinnovato dalla grazia di Cristo.
Cercare, camminare, entrare, ritornare! L’esempio che i santi Magi hanno consegnato a ciascuno di noi, le azioni che caratterizzano il vivere cristiano!
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