«Al vedere la stella, [i magi] provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono» (Mt 2,11).
Nel grande mistero del tempo di Natale celebriamo oggi l’Epifania, ovvero la manifestazione del Signore a tutto il mondo. La festa dell’Epifania porta a compimento la celebrazione del Natale ricordandoci che, attraverso la sua Incarnazione, Dio non è semplicemente apparso nella storia, ma si è manifestato, affidandoci tutta la responsabilità e la gioia di dover prima cercare, poi riconoscere i segni della sua presenza nella realtà e dentro la storia.
Il cammino dei Magi è senza dubbio una fonte perenne di stupore per ogni discepolo, ma anche una sfida a chiederci con quanta libertà interiore siamo disposti a rimetterci in cammino pur di incontrare e adorare il Dio fatto uomo. Nel grande cammino che i magi fanno verso Gerusalemme sono abitati dalla domanda «Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo» (Mt 2,1). Hanno riconosciuto nella sapiente visione dei segni della storia la venuta del Re e si sono incamminati verso dove la stella gli indicava.
La gioia che la liturgia del tempo di Natale comunica è quella della venuta del Figlio in mezzo a noi, i magi sono immagine di coloro che prendono sul serio la loro vita e iniziano a ricercare la loro felicità guardando la stella, l’indicazione che Dio ha posto lì in cielo come segno della nascita di suo Figlio. I Magi non si vergognano davanti alle domande poste loro dagli scribi, anzi rivelano l’incompiutezza del loro desiderio di attesa, mentre il re Erode e tutti i farisei rimanevano turbati di fronte a questa ricerca e si chiusero in una triste autosufficienza, temendo forse che la venuta di Dio nel mondo possa ostacolare o ridurre la loro stabilità e autorità davanti al popolo. E quando finalmente giungono dove erano diretti, che cosa vedono? Qualcosa di molto semplice e ordinario, intessuto di una umanità essenziale: vedono una casa e il bambino con Maria sua madre. È suggestivo, e ci interroga, che in questo momento Matteo ci riporti non il nome del bambino, ma quello di sua madre, Maria. Cercano il re dei Giudei, ma ciò che incontrano e vedono è il figlio di Maria, il figlio di una donna, che abita non in una reggia, ma in una semplice casa.
Lasciamoci stupire anche noi dalla nobile semplicità del segno del «bambino con Maria sua madre» (Mt 2, 11), del Dio Bambino che mostra al mondo l’immensa grandezza dell’Amore.
Francesco Liso, V anno
Diocesi di Andria