La Scrittura sine glossa l'arma per vincere
Lo scorso mercoledì abbiamo iniziato il tempo forte della Quaresima, un tempo che ci prepara a vivere le festività pasquali e che chiede uno stile di sobrietà per affrontare con le armi del digiuno, della preghiera e dell’elemosina il combattimento interiore.
La prima domenica di Quaresima è centrata sempre sul brano delle tentazioni: ogni anno, ciclicamente, viene proclamato questo brano nelle tre versioni sinottiche. Quest’anno la liturgia della Parola domenicale è accompagnata dalla lettura del Vangelo secondo Luca.
Il brano si situa immediatamente dopo il racconto del battesimo di Gesù. Diversamente dagli altri sinottici, in Luca, il protagonista è lo Spirito che conduce Gesù nel deserto dov’è tentato dal diavolo, perché dimora dei demoni è il deserto. Ad una lettura attenta della pericope notiamo come la differenza più vistosa tra Matteo e Luca è l’inversione tra le seconda e la terza tentazione facendo scomparire l’ordine matteano che rifletteva quello delle tentazioni subite da Israele all’uscita dalla terra d’Egitto, sottolineando invece il crescendo delle tentazioni con il culmine rappresentato dal dialogo con il demonio in cima alla montagna dove Gesù afferma il rifiuto categorico di prostrarsi al nemico. L’evangelista Luca crea un nuovo insieme la cui logica è diversa.
Il “diavolo” che appare in questo capitolo riapparirà solo un’altra volta nello stesso vangelo, nella spiegazione della parabola del seminatore (cfr. 8,12) e altre cinque volte sotto il nome di “Satana”. È interessante sottolineare il significato che questi sostantivi assumono nel contesto biblico: se il primo significa “gettare di qua e di là, sperperare” e, da lì “calunniare, accusare, dividere”, il secondo è la traslitterazione dall’ebraico sàtan, il cui significato è “avversario, nemico”. Potremmo dire che ciò che si dovrebbe opporre al diavolo è il simbolo di fede. Molte volte ascoltiamo diverse persone che si chiedono se bisogna credere o meno al diavolo: la Chiesa ci insegna che non si crede al diavolo ma si rinuncia. Sono inevitabili le occasioni in cui lo incontriamo nella nostra vita o in quella degli altri, proprio sotto forma di tentazione, ma forse non è compito del credente elaborare una demonologia bensì il trovare un modo per opporci a lui e il racconto delle tentazioni ci può proporre una risposta.
Nel testo di Luca vi è un crescendo nelle tentazioni anzitutto dai luoghi: il deserto, dove si ha fame, in cima al monte, dove si possono vedere tutti i regni della terra e il pinnacolo del tempio; questo percorso riproduce la vita di Gesù. Parallelamente vi è anche un crescendo nelle tentazioni. La prima è carnale: si tratta di compiere un prodigio per saziare un bisogno materiale. La seconda è più insidiosa: il diavolo presenta a Gesù una scorciatoia per raggiungere ciò che gli spetta ovvero la sovranità che potrà acquistare solo seguendo la via della croce. La terza è più subdola perché il diavolo intavola con Gesù un dibattito “esegetico” sulla Parola di Dio. Quello che potremmo notare è come il diavolo interpreta la Scrittura (così come anche in Genesi quando il Serpente antico modifica l’ordine delle parole di Dio) aggiungendo sempre una parola sua, anche quando cita il salmo: “Gettati giù!…”, Gesù invece cita la Scrittura senza glossa. È con questa Scrittura letta con intelligenza che si possono vincere le tentazioni.
Il diavolo si allontana “fino al tempo fissato” senza darsi per vinto, pensando che si presenterà nella vita di Gesù qualche altra occasione favorevole per un suo nuovo intervento e, perché no, anche per una sua vittoria.
Le tentazioni, quindi, accompagnarono la vita di Gesù dall’inizio fino alla croce e il demonio cercherà sempre un modo per vincere. Se è vero quello che è stato per il Figlio di Dio, certamente lo è anche per ciascuno di noi che proviamo a seguire il Signore con le nostre fragilità e miserie. Occorre rimanere saldi nella fede e nella Parola perché solo così possiamo superare ogni “buon combattimento” rimanendo uniti a Cristo.
Michele Mingolla, V anno
Diocesi di Castellaneta
La Scrittura sine glossa l'arma per vincere
Lo scorso mercoledì abbiamo iniziato il tempo forte della Quaresima, un tempo che ci prepara a vivere le festività pasquali e che chiede uno stile di sobrietà per affrontare con le armi del digiuno, della preghiera e dell’elemosina il combattimento interiore.
La prima domenica di Quaresima è centrata sempre sul brano delle tentazioni: ogni anno, ciclicamente, viene proclamato questo brano nelle tre versioni sinottiche. Quest’anno la liturgia della Parola domenicale è accompagnata dalla lettura del Vangelo secondo Luca.
Il brano si situa immediatamente dopo il racconto del battesimo di Gesù. Diversamente dagli altri sinottici, in Luca, il protagonista è lo Spirito che conduce Gesù nel deserto dov’è tentato dal diavolo, perché dimora dei demoni è il deserto. Ad una lettura attenta della pericope notiamo come la differenza più vistosa tra Matteo e Luca è l’inversione tra le seconda e la terza tentazione facendo scomparire l’ordine matteano che rifletteva quello delle tentazioni subite da Israele all’uscita dalla terra d’Egitto, sottolineando invece il crescendo delle tentazioni con il culmine rappresentato dal dialogo con il demonio in cima alla montagna dove Gesù afferma il rifiuto categorico di prostrarsi al nemico. L’evangelista Luca crea un nuovo insieme la cui logica è diversa.
Il “diavolo” che appare in questo capitolo riapparirà solo un’altra volta nello stesso vangelo, nella spiegazione della parabola del seminatore (cfr. 8,12) e altre cinque volte sotto il nome di “Satana”. È interessante sottolineare il significato che questi sostantivi assumono nel contesto biblico: se il primo significa “gettare di qua e di là, sperperare” e, da lì “calunniare, accusare, dividere”, il secondo è la traslitterazione dall’ebraico sàtan, il cui significato è “avversario, nemico”. Potremmo dire che ciò che si dovrebbe opporre al diavolo è il simbolo di fede. Molte volte ascoltiamo diverse persone che si chiedono se bisogna credere o meno al diavolo: la Chiesa ci insegna che non si crede al diavolo ma si rinuncia. Sono inevitabili le occasioni in cui lo incontriamo nella nostra vita o in quella degli altri, proprio sotto forma di tentazione, ma forse non è compito del credente elaborare una demonologia bensì il trovare un modo per opporci a lui e il racconto delle tentazioni ci può proporre una risposta.
Nel testo di Luca vi è un crescendo nelle tentazioni anzitutto dai luoghi: il deserto, dove si ha fame, in cima al monte, dove si possono vedere tutti i regni della terra e il pinnacolo del tempio; questo percorso riproduce la vita di Gesù. Parallelamente vi è anche un crescendo nelle tentazioni. La prima è carnale: si tratta di compiere un prodigio per saziare un bisogno materiale. La seconda è più insidiosa: il diavolo presenta a Gesù una scorciatoia per raggiungere ciò che gli spetta ovvero la sovranità che potrà acquistare solo seguendo la via della croce. La terza è più subdola perché il diavolo intavola con Gesù un dibattito “esegetico” sulla Parola di Dio. Quello che potremmo notare è come il diavolo interpreta la Scrittura (così come anche in Genesi quando il Serpente antico modifica l’ordine delle parole di Dio) aggiungendo sempre una parola sua, anche quando cita il salmo: “Gettati giù!…”, Gesù invece cita la Scrittura senza glossa. È con questa Scrittura letta con intelligenza che si possono vincere le tentazioni.
Il diavolo si allontana “fino al tempo fissato” senza darsi per vinto, pensando che si presenterà nella vita di Gesù qualche altra occasione favorevole per un suo nuovo intervento e, perché no, anche per una sua vittoria.
Le tentazioni, quindi, accompagnarono la vita di Gesù dall’inizio fino alla croce e il demonio cercherà sempre un modo per vincere. Se è vero quello che è stato per il Figlio di Dio, certamente lo è anche per ciascuno di noi che proviamo a seguire il Signore con le nostre fragilità e miserie. Occorre rimanere saldi nella fede e nella Parola perché solo così possiamo superare ogni “buon combattimento” rimanendo uniti a Cristo.
Michele Mingolla, V anno
Diocesi di Castellaneta
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