Is 40,1-5.9-11
Sal 84
2Pt 3,8-14
Mc 1,1-8
Dopo il forte invito a vegliare acclamato nella I domenica d’Avvento, una nuova voce, un grido, ci scuote e ci spinge a prepararci all’incontro con il Signore, all’inizio della vita nuova in Lui. La pericope evangelica di oggi infatti inizia proprio così: Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. è il prologo di Marco, tanto semplice quanto eloquente e denso di significati. In greco la prima parola di questo vangelo, arché, richiama l’en arché di Genesi, a significare che l’inizio del racconto della buona notizia, del Verbo di Dio che si è fatto uomo per salvarci, è l’inizio della nuova creazione, di quei nuovi cieli e di quella terra nuova di cui parla la II lettura (cf. 2 Pt 3, 13). Le letture di oggi sono come il grido di gioia di una sentinella di guardia che vede l’alba avvicinarsi, dopo aver conosciuto la durezza della veglia notturna.
Il protagonista indiscusso della pericope evangelica è Giovanni battista, chiaramente presentato come l’ultimo profeta dell’Antica legge e come precursore, angelo di Dio per preparare la venuta di Cristo. La continuità tra il Battista e l’Antico Testamento è facilmente intuibile dalla doppia citazione profetica che lo presenta, riunita dall’evangelista sotto il nome di Isaia, ma in realtà per metà di Malachia e per metà di Isaia: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via (Ml 3,1 ss). Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri. Il Battista è il messaggero, l’angelo di Dio che annuncia il battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Per preparare la via al Signore, il Battista crea, con il suo richiamo alla conversione, un’attesa, una consapevolezza nel cuore dell’uomo: egli ha bisogno di essere salvato, di convertire il suo cuore a Dio: un invito che colpisce nel segno le attese e le speranze del popolo d’Israele, tanto che accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. A costoro Giovanni invitava a non fermarsi alla pratica di un rito di purificazione ma ad attendere e a seguire uno più forte di lui, che battezzerà in Spirito Santo (Mc 1,8): il Battista mostrava a tutti coloro che andavano da lui la necessità di vegliare, di preparare il sentiero del proprio cuore a Dio, rendendo il terreno accidentato una pianura per accogliere la Gloria di Dio, la strada del Re.
E cosa è l’Avvento se non una strada regale, che ci invita a camminare verso una meta? Giovanni Battista è l’annuncio dell’avvento di Gesù Cristo che viene nel mondo.
Non si può tralasciare che il tempo d’Avvento abbia una triplice dimensione: celebriamo certamente l’avvento di Cristo nella storia, ma si celebra anche l’avvento di Cristo nella vita di tutti gli uomini di buona volontà e infine l’avvento escatologico di Cristo nella gloria. Le letture di questa II domenica sembrano richiamare con forza tutte e tre le accezioni dell’Avvento: la I lettura, tratta da quella sezione del libro di Isaia chiamata dagli esegeti Libro della consolazione, invita il popolo di Israele in esilio a prepararsi al ritorno in patria, alla fine della schiavitù e alla libertà: il Signore libera oggi il suo popolo, perché viene nella vita di ogni uomo a togliere le catene dell’esilio e della lontananza da lui; la II lettura riporta un passaggio della seconda lettera di Pietro ed è un invito alla fede nella promessa del ritorno glorioso del Signore, che verrà come un ladro per instaurare il suo regno di pace e di giustizia; Il vangelo infine indica con chiarezza la fonte e la causa della salvezza, nella storia, nell’oggi e nel domani: Gesù Cristo Figlio di Dio.
Marco Cantatore, IV anno
Diocesi di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo, Terlizzi
Is 40,1-5.9-11
Sal 84
2Pt 3,8-14
Mc 1,1-8
Dopo il forte invito a vegliare acclamato nella I domenica d’Avvento, una nuova voce, un grido, ci scuote e ci spinge a prepararci all’incontro con il Signore, all’inizio della vita nuova in Lui. La pericope evangelica di oggi infatti inizia proprio così: Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. è il prologo di Marco, tanto semplice quanto eloquente e denso di significati. In greco la prima parola di questo vangelo, arché, richiama l’en arché di Genesi, a significare che l’inizio del racconto della buona notizia, del Verbo di Dio che si è fatto uomo per salvarci, è l’inizio della nuova creazione, di quei nuovi cieli e di quella terra nuova di cui parla la II lettura (cf. 2 Pt 3, 13). Le letture di oggi sono come il grido di gioia di una sentinella di guardia che vede l’alba avvicinarsi, dopo aver conosciuto la durezza della veglia notturna.
Il protagonista indiscusso della pericope evangelica è Giovanni battista, chiaramente presentato come l’ultimo profeta dell’Antica legge e come precursore, angelo di Dio per preparare la venuta di Cristo. La continuità tra il Battista e l’Antico Testamento è facilmente intuibile dalla doppia citazione profetica che lo presenta, riunita dall’evangelista sotto il nome di Isaia, ma in realtà per metà di Malachia e per metà di Isaia: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via (Ml 3,1 ss). Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri. Il Battista è il messaggero, l’angelo di Dio che annuncia il battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Per preparare la via al Signore, il Battista crea, con il suo richiamo alla conversione, un’attesa, una consapevolezza nel cuore dell’uomo: egli ha bisogno di essere salvato, di convertire il suo cuore a Dio: un invito che colpisce nel segno le attese e le speranze del popolo d’Israele, tanto che accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. A costoro Giovanni invitava a non fermarsi alla pratica di un rito di purificazione ma ad attendere e a seguire uno più forte di lui, che battezzerà in Spirito Santo (Mc 1,8): il Battista mostrava a tutti coloro che andavano da lui la necessità di vegliare, di preparare il sentiero del proprio cuore a Dio, rendendo il terreno accidentato una pianura per accogliere la Gloria di Dio, la strada del Re.
E cosa è l’Avvento se non una strada regale, che ci invita a camminare verso una meta? Giovanni Battista è l’annuncio dell’avvento di Gesù Cristo che viene nel mondo.
Non si può tralasciare che il tempo d’Avvento abbia una triplice dimensione: celebriamo certamente l’avvento di Cristo nella storia, ma si celebra anche l’avvento di Cristo nella vita di tutti gli uomini di buona volontà e infine l’avvento escatologico di Cristo nella gloria. Le letture di questa II domenica sembrano richiamare con forza tutte e tre le accezioni dell’Avvento: la I lettura, tratta da quella sezione del libro di Isaia chiamata dagli esegeti Libro della consolazione, invita il popolo di Israele in esilio a prepararsi al ritorno in patria, alla fine della schiavitù e alla libertà: il Signore libera oggi il suo popolo, perché viene nella vita di ogni uomo a togliere le catene dell’esilio e della lontananza da lui; la II lettura riporta un passaggio della seconda lettera di Pietro ed è un invito alla fede nella promessa del ritorno glorioso del Signore, che verrà come un ladro per instaurare il suo regno di pace e di giustizia; Il vangelo infine indica con chiarezza la fonte e la causa della salvezza, nella storia, nell’oggi e nel domani: Gesù Cristo Figlio di Dio.
Marco Cantatore, IV anno
Diocesi di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo, Terlizzi
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