Testi della Liturgia della Parola
Es 17,3-7
Sal 94
Rm 5,1-2,5-8
Gv 4,5-42
Nella liturgia quaresimale Dio si fa incontro a noi, alle nostre attese, ai nostri drammi e ci annuncia ciò che Egli ha compiuto e vuole compiere oggi per noi, per la nostra liberazione. Di domenica in domenica, di giorno in giorno, Egli manifesta il suo piano e ci indica le tappe del cammino della nostra salvezza. Il brano della Samaritana è parte integrante della III domenica di Quaresima dell’anno A e segna la prima tappa delle catechesi battesimali che caratterizzano questo ciclo. Infatti le letture di questo anno sono riprese dalla tradizione antica che accompagna il catecumeno nella scoperta del battesimo: sono il grande annuncio di ciò che Dio opera nel battesimo. Difatti da questa domenica e nelle due che seguiranno, la liturgia presenta alcuni temi biblici particolari: l’acqua, la luce, il Cristo, il ritorno alla vita nuova. Sono tutti temi legati alla simbologia del Rito del Battesimo.
Giovanni racconta il dialogo meridiano di Gesù con la donna di Samaria dopo l’incontro notturno con Nicodemo (2,23-3,21) e la nuova testimonianza di Giovanni (3,22-36). Se Nicodemo e Giovanni rappresentano il percorso religioso di Israele, la samaritana rappresenta quello più universale, che parte dalla sete comune a tutti e dall’acqua che la appaga. Nicodemo e il Battista raffigurano il desiderio dell’uomo per Dio. In questa pericope evangelica c’è il capovolgimento: alla donna è rivelato il desiderio di Dio per l’uomo.
Il racconto dell’incontro tra Gesù e la samaritana è una storia di amore, un dialogo nel quale Cristo vuol portare la donna a conoscere il suo dono dicendole «Se tu conoscessi il dono di Dio» (v. 10). La Samaritana, come tutti, non conosce il dono di Dio, il quale non è un qualcosa da guadagnare o un obbiettivo da raggiungere, esso è gratuito. L’acqua vivente di cui abbiamo sete è dono di Dio, Dio stesso che si dona: è l’amore del Padre, che tanto ama il mondo da donare suo Figlio (3,16), affinché in lui ognuno diventi figlio. La nostra sete è appagata solo se conosciamo l’amore del Padre per noi: uno vive e ama nella misura in cui si sente accolto e amato. Questo è il dono al quale Gesù cerca di aprire il cuore della Samaritana, perché glielo chieda. Solo così può darglielo. «Ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna» (v. 14). Il grande desiderio dell’uomo è trovare la fonte che disseti la sua brama di vita. Vorrebbe possedere costantemente questa sorgente di felicità e si illude che, sottraendo il posto di Dio, possa disporre dell’origine della vita. L’unica possibilità di vivere è accettare di essere ciò che siamo e «conoscere il dono» del Padre: siamo suoi figli amati. È la nostra essenza! L’essere figli e l’essere amati non è qualcosa che si possa comprare o prendere. È un dono. Il tesoro che cerchiamo è già dentro di noi. Perché il nostro cuore è il luogo dove l’amore rende presente l’amato in colui che ama. L’acqua che Gesù promette e dona è lo Spirito, sorgente d’acqua viva che scaturisce dal cuore di ogni uomo che conosce il Padre (cf. 7,37-39): è l’amore reciproco tra Padre e Figlio, la nostra comunione di vita con Dio. Non c’è più bisogno di attingere a un pozzo esterno: ognuno ha la fonte interna della conoscenza e dell’amore, che lo rende capace di amare come è amato. Questa è la vita eterna, che zampilla già ora. E l’ora è «adesso», quando incontriamo il Figlio che ha sete di darci l’acqua vivente. Andando al pozzo come la donna, anche noi troviamo lui, la sorgente che ha sete di dare acqua, l’amore che ha bisogno di amare e di essere amato. Chiedendo: «Dammi da bere», mostra il suo bisogno, perché anche noi scopriamo il nostro e gli chiediamo: «Dammi quest’acqua».
Testi della Liturgia della Parola
Es 17,3-7
Sal 94
Rm 5,1-2,5-8
Gv 4,5-42
Nella liturgia quaresimale Dio si fa incontro a noi, alle nostre attese, ai nostri drammi e ci annuncia ciò che Egli ha compiuto e vuole compiere oggi per noi, per la nostra liberazione. Di domenica in domenica, di giorno in giorno, Egli manifesta il suo piano e ci indica le tappe del cammino della nostra salvezza. Il brano della Samaritana è parte integrante della III domenica di Quaresima dell’anno A e segna la prima tappa delle catechesi battesimali che caratterizzano questo ciclo. Infatti le letture di questo anno sono riprese dalla tradizione antica che accompagna il catecumeno nella scoperta del battesimo: sono il grande annuncio di ciò che Dio opera nel battesimo. Difatti da questa domenica e nelle due che seguiranno, la liturgia presenta alcuni temi biblici particolari: l’acqua, la luce, il Cristo, il ritorno alla vita nuova. Sono tutti temi legati alla simbologia del Rito del Battesimo.
Giovanni racconta il dialogo meridiano di Gesù con la donna di Samaria dopo l’incontro notturno con Nicodemo (2,23-3,21) e la nuova testimonianza di Giovanni (3,22-36). Se Nicodemo e Giovanni rappresentano il percorso religioso di Israele, la samaritana rappresenta quello più universale, che parte dalla sete comune a tutti e dall’acqua che la appaga. Nicodemo e il Battista raffigurano il desiderio dell’uomo per Dio. In questa pericope evangelica c’è il capovolgimento: alla donna è rivelato il desiderio di Dio per l’uomo.
Il racconto dell’incontro tra Gesù e la samaritana è una storia di amore, un dialogo nel quale Cristo vuol portare la donna a conoscere il suo dono dicendole «Se tu conoscessi il dono di Dio» (v. 10). La Samaritana, come tutti, non conosce il dono di Dio, il quale non è un qualcosa da guadagnare o un obbiettivo da raggiungere, esso è gratuito. L’acqua vivente di cui abbiamo sete è dono di Dio, Dio stesso che si dona: è l’amore del Padre, che tanto ama il mondo da donare suo Figlio (3,16), affinché in lui ognuno diventi figlio. La nostra sete è appagata solo se conosciamo l’amore del Padre per noi: uno vive e ama nella misura in cui si sente accolto e amato. Questo è il dono al quale Gesù cerca di aprire il cuore della Samaritana, perché glielo chieda. Solo così può darglielo. «Ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna» (v. 14). Il grande desiderio dell’uomo è trovare la fonte che disseti la sua brama di vita. Vorrebbe possedere costantemente questa sorgente di felicità e si illude che, sottraendo il posto di Dio, possa disporre dell’origine della vita. L’unica possibilità di vivere è accettare di essere ciò che siamo e «conoscere il dono» del Padre: siamo suoi figli amati. È la nostra essenza! L’essere figli e l’essere amati non è qualcosa che si possa comprare o prendere. È un dono. Il tesoro che cerchiamo è già dentro di noi. Perché il nostro cuore è il luogo dove l’amore rende presente l’amato in colui che ama. L’acqua che Gesù promette e dona è lo Spirito, sorgente d’acqua viva che scaturisce dal cuore di ogni uomo che conosce il Padre (cf. 7,37-39): è l’amore reciproco tra Padre e Figlio, la nostra comunione di vita con Dio. Non c’è più bisogno di attingere a un pozzo esterno: ognuno ha la fonte interna della conoscenza e dell’amore, che lo rende capace di amare come è amato. Questa è la vita eterna, che zampilla già ora. E l’ora è «adesso», quando incontriamo il Figlio che ha sete di darci l’acqua vivente. Andando al pozzo come la donna, anche noi troviamo lui, la sorgente che ha sete di dare acqua, l’amore che ha bisogno di amare e di essere amato. Chiedendo: «Dammi da bere», mostra il suo bisogno, perché anche noi scopriamo il nostro e gli chiediamo: «Dammi quest’acqua».
Post correlati
“Pratàlea”. Oasi di Spiritualità
Leggi più...
Dumenza: preghiera, fraternità e bellezza
Leggi più...
Sorgenti di Luce – L’arte della buona battaglia
Leggi più...