Ma come introdursi in questa sequela così radicale ed urgente? Il salmo responsoriale ci viene in soccorso: «Fammi conoscere, Signore, le tue vie». La sequela nasce, sì, dentro di noi, ma ha il suo “motore” in Dio. Leggendo la Sacra Scrittura ben si nota che non è l’uomo che opera, ma Dio, è Lui e Lui sono la causa ed il principio della nostra salvezza. Noi dobbiamo solo farci attraversare dal suo amore e lasciarci guidare da esso. Dobbiamo chiedere di conoscerlo, di conoscere sempre più quello che Dio fa per noi, di vedere con gli occhi della fede il nostro oggi, perché anche noi possiamo esclamare con Gesù che «Il tempo è compiuto», il tempo della pienezza dell’amore, il tempo della fratellanza universale, il tempo del Regno di Dio.
I niniviti, come dice la I lettura, ascoltarono la predicazione di Giona e si convertirono. «Ecco, ora qui c'è più di Giona!» (Mt 12,41b), del quale noi, non solo ascoltiamo la predicazione, ma di cui ci nutriamo, con cui banchettiamo e facciamo festa. Possiamo forse non convertirci?
Michele Fabiano, IV anno
Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie
michele.fabiano.rr@gmail.com
Gio 3,1-5.10
Sal 24
1Cor 7,29-31
Mc 1,14-20
La Parola che ci viene offerta nella terza domenica del Tempo Ordinario mette in evidenza l’urgenza della conversione: il tempo si è compiuto. La pericope evangelica inizia con Gesù che proclama la compiutezza del tempo e la vicinanza del Regno. La reazione, l’unica reazione possibile ed accettabile, è la conversione, una conversione urgente, totale e radicale: questo si evince dalla risposta di Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni. Con l’evento Cristo si inaugura, infatti, un tempo nuovo, un tempo che è luogo d’eternità, un tempo non più dominato dagli orologi della storia ma dall’amore che si spande senza confini, un amore, potremmo dire, che “non ha orario”, ma che è urgente. Si tratta di una urgenza d’amore: Dio ha fretta, nonostante Egli sia l’Eterno, di vedere riconosciuto in noi quell’amore che Lui ci ha dato per primo, quell’amore che, se vissuto con cognizione, è talmente totalizzante da impregnare la nostra umanità e di aprirci ad una “visibile trascendenza”. Un amore che travalica il nostro essere e si spande come una inondazione nel nostro contesto di vita.
I discepoli ci mostrano come intendere la radicalità della sequela. Potremmo forse definirli estremisti? Si, estremisti, ma non come intendiamo oggi questa parola, associata ad una concezione negativa. Estremisti, ma nell’amore. Potremmo chiederci quale amore vi sia nell’abbandonare il proprio padre. Quale amore nel lasciare i propri affetti, il proprio lavoro, così, dall’oggi al domani, senza certezze. È un amore che non si può capire, o meglio, che può essere capito da chi è un “Salòs”, un pazzo di Dio. È l’amore di chi non vede più un confine tra il proprio io e l’altro, ma vede un solo grande corpo di cui, come direbbe San Paolo, tutti siamo membra, ognuno a suo modo. Un amore che non distingue più i gradi di parentela, le amicizie o le relazioni: tutti siamo figli e fratelli in Cristo, ed è questa la relazione fondamentale dalla quale nascono tutte le altre.
Ma come introdursi in questa sequela così radicale ed urgente? Il salmo responsoriale ci viene in soccorso: «Fammi conoscere, Signore, le tue vie». La sequela nasce, sì, dentro di noi, ma ha il suo “motore” in Dio. Leggendo la Sacra Scrittura ben si nota che non è l’uomo che opera, ma Dio, è Lui e Lui sono la causa ed il principio della nostra salvezza. Noi dobbiamo solo farci attraversare dal suo amore e lasciarci guidare da esso. Dobbiamo chiedere di conoscerlo, di conoscere sempre più quello che Dio fa per noi, di vedere con gli occhi della fede il nostro oggi, perché anche noi possiamo esclamare con Gesù che «Il tempo è compiuto», il tempo della pienezza dell’amore, il tempo della fratellanza universale, il tempo del Regno di Dio.
I niniviti, come dice la I lettura, ascoltarono la predicazione di Giona e si convertirono. «Ecco, ora qui c'è più di Giona!» (Mt 12,41b), del quale noi, non solo ascoltiamo la predicazione, ma di cui ci nutriamo, con cui banchettiamo e facciamo festa. Possiamo forse non convertirci?
Michele Fabiano, IV anno
Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie
michele.fabiano.rr@gmail.com
Post correlati
Sulle strade della terra albanese
Leggi più...
Sorgenti di luce – Iniziazione alla preghiera
Leggi più...
Commento I domenica di Avvento
Leggi più...