«Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». (Mt 11,3) Di fronte a questo dubbio posto sulle labbra del Battista nel Vangelo di questa III domenica di Avvento, sorgono in noi alcune titubanze: come è possibile che il precursore di Gesù, al termine della sua vita, dubiti sull’identità del Cristo? In fondo, il suo dubbio interiore è il dubbio di ogni credente, di ogni discepolo di Gesù; anzi, è la lacerazione da esso provocata che fa maturare la fede e rende disponibile ad accogliere Colui che deve venire. Cerchiamo allora di penetrare in questo apparente fallimento a partire dalla domanda sofferta del Battista: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?”.
Che senso ha questa domanda? Sentiamo che in essa c’è esitazione e dubbio di fronte ad un risultato inimmaginabile, ad una rivelazione inaspettata e, di fatto, deludente: Giovanni immagina un certo volto di Dio, ed ecco, ciò che si vede lo contraddice, perché appare un fallimento. Giovanni è in carcere, incatenato, e il Messia che ha annunciato non si comporta come quel giudice inflessibile che aveva atteso; al contrario, Gesù sta a mensa con i peccatori, li perdona, si fa testimone della debolezza di Dio. In profondità, Giovanni è messo in crisi nel suo modo di concepire Dio e il suo agire nella storia: si scontra con l’impensabile novità di Dio e sente rivolto a lui quell’appello alla conversione, necessario per accogliere la traboccante gioia del Regno ormai vicino.
Papa Francesco in Evangelii Gaudium scrive: «La realtà è superiore all’idea». Solo quando avvertiamo questo urto tra quello che pensavamo di Dio e come invece Dio si rivela nella nostra vita, allora comincia davvero la ricerca autentica di Dio. È la realtà che ci parla, ci scuote, ci istruisce. È guardando la realtà che Giovanni può incontrare Dio, non chiudendosi nelle proprie idee e abbandonando i propri pregiudizi.
Sei tu? Questo interrogativo accompagni il nostro cammino di fede per renderlo sempre aperto alla novità, accogliendo Colui che attendiamo non in modo scontato, ma inatteso e sorprendente. Che Messia cerchiamo? Cosa ci attendiamo da Lui? Giovanni Battista si lascia muovere dal dubbio, non se ne vergogna. Proprio il dubbio lo mette nuovamente in ricerca. Con S. Agostino, allora, preghiamo anche noi così: «Dammi Tu la forza di cercare, Tu che hai fatto sì di essere trovato», perché la gioia di aver trovato Dio, ci spinge certamente a ri-cercarlo sempre di più!
Davide Porro, V anno
Diocesi di Andria