Con la Lettera apostolica in forma di Motu proprio Aperuit illis, Papa Francesco ha stabilito che la III Domenica del Tempo ordinario sia dedicata alla celebrazione, riflessione e divulgazione della Parola di Dio.
Concluso il tempo Natalizio e la presentazione delle manifestazioni del Signore Gesù (Epifania, Battesimo, nozze di Cana), con questa domenica inizia la lettura corsiva del testo di san Luca che ci accompagnerà per tutto il Tempo Ordinario.
Con una scelta significativa la liturgia ci offre tre brani introduttivi: il prologo del vangelo (1,1-4); i versetti che introducono la sezione del ministero in Galilea (4,14-15) e l'episodio ambientato nella sinagoga di Nazareth (4,16-21; il racconto si concluderà domenica prossima). Siamo di fronte ad un'overture in cui l'evangelista anticipa alcuni temi fondamentali e presenta in certo modo il programma di Gesù. È il “manifesto” di Gesù. Eccolo: egli opera con la potenza di Dio, difatti lo Spirito è su di lui.
La sua non sarà un’opera umana, meno che mai politica, ma la rivelazione del progetto di Dio. La sua missione è quella di accogliere misericordiosamente tutti gli uomini per liberarli. È il compimento della profezia di Isaia che Gesù si appropria. “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato” (v. 21). Evangelizzare i poveri: questa è la missione di Gesù, secondo quanto Lui dice; questa è anche la missione della Chiesa, e di ogni battezzato nella Chiesa. Essere cristiano ed essere missionario è la stessa cosa. Annunciare il Vangelo, con la parola e, prima ancora, con la vita, è la finalità principale della comunità cristiana e di ogni suo membro. Si nota qui che Gesù indirizza la Buona Novella a tutti, senza escludere nessuno, anzi privilegiando i più lontani, i sofferenti, gli ammalati, gli scartati della società. Domandiamoci: che cosa significa evangelizzare i poveri? Significa anzitutto avvicinarli, significa avere la gioia di servirli, di liberarli dalla loro oppressione, e tutto questo nel nome e con lo Spirito di Cristo, perché è Lui il Vangelo di Dio, è Lui la Misericordia di Dio, è Lui la liberazione di Dio, è Lui chi si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà.
Più che una preoccupazione cronologica san Luca è abitato da un intento didattico e teologico per guidare il suo lettore e fornirgli la chiave di lettura dell'intera opera; nel prologo al vangelo egli assicura che la sua è un'opera "scientifica", ossia una raccolta ordinata di fatti basata sulle notizie fornite da testimoni oculari. Facendo parte della terza generazione dei credenti l'evangelista vuole fugare ogni dubbio sull'autenticità del vangelo annunciato ai credenti.
L’evangelista Luca
intende essere uno storico perché vuole che i cristiani si rendano conto della solidità degli insegnamenti ricevuti e siano convinti dell’importanza decisiva per la storia di tutti gli uomini della vita di Gesù. Per questo soltanto lui pone all’inizio della narrazione del ministero pubblico di Gesù un discorso programmatico che precisi subito lo scopo che Gesù si prefigge.
A Nazaret, quel sabato, Gesù annunciò il tempo nuovo che non avrebbe più avuto per protagonista l’uomo, ma Dio fatto uomo. La gente della sinagoga una cosa udì allora con chiarezza: l’inizio di “un anno della grazia del Signore”.
In sostanza il Vangelo dice: non sono gli ordinamenti umani a salvare l’umanità, sarà lo Spirito del Signore. In questa affermazione c’è, se si vuole, tanto pessimismo, purtroppo fin troppo documentato dalla storia; ma c’è anche, e più grande, tanta speranza, perché ci assicura che lo Spirito è su Gesù e, perciò, su tutti quelli che fanno comunione con Gesù.
E questo riguarda l’oggi: Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi ascoltate. L’oggi storico di Gesù diventa, per la forza dello Spirito, l’oggi liturgico della Chiesa, il nostro di ogni Messa.
La predica di Nazaret diventa oggi storia nostra. Se ascoltiamo!
Con la Lettera apostolica in forma di Motu proprio Aperuit illis, Papa Francesco ha stabilito che la III Domenica del Tempo ordinario sia dedicata alla celebrazione, riflessione e divulgazione della Parola di Dio.
Concluso il tempo Natalizio e la presentazione delle manifestazioni del Signore Gesù (Epifania, Battesimo, nozze di Cana), con questa domenica inizia la lettura corsiva del testo di san Luca che ci accompagnerà per tutto il Tempo Ordinario.
Con una scelta significativa la liturgia ci offre tre brani introduttivi: il prologo del vangelo (1,1-4); i versetti che introducono la sezione del ministero in Galilea (4,14-15) e l'episodio ambientato nella sinagoga di Nazareth (4,16-21; il racconto si concluderà domenica prossima). Siamo di fronte ad un'overture in cui l'evangelista anticipa alcuni temi fondamentali e presenta in certo modo il programma di Gesù. È il “manifesto” di Gesù. Eccolo: egli opera con la potenza di Dio, difatti lo Spirito è su di lui.
La sua non sarà un’opera umana, meno che mai politica, ma la rivelazione del progetto di Dio. La sua missione è quella di accogliere misericordiosamente tutti gli uomini per liberarli. È il compimento della profezia di Isaia che Gesù si appropria. “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato” (v. 21). Evangelizzare i poveri: questa è la missione di Gesù, secondo quanto Lui dice; questa è anche la missione della Chiesa, e di ogni battezzato nella Chiesa. Essere cristiano ed essere missionario è la stessa cosa. Annunciare il Vangelo, con la parola e, prima ancora, con la vita, è la finalità principale della comunità cristiana e di ogni suo membro. Si nota qui che Gesù indirizza la Buona Novella a tutti, senza escludere nessuno, anzi privilegiando i più lontani, i sofferenti, gli ammalati, gli scartati della società. Domandiamoci: che cosa significa evangelizzare i poveri? Significa anzitutto avvicinarli, significa avere la gioia di servirli, di liberarli dalla loro oppressione, e tutto questo nel nome e con lo Spirito di Cristo, perché è Lui il Vangelo di Dio, è Lui la Misericordia di Dio, è Lui la liberazione di Dio, è Lui chi si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà.
Più che una preoccupazione cronologica san Luca è abitato da un intento didattico e teologico per guidare il suo lettore e fornirgli la chiave di lettura dell'intera opera; nel prologo al vangelo egli assicura che la sua è un'opera "scientifica", ossia una raccolta ordinata di fatti basata sulle notizie fornite da testimoni oculari. Facendo parte della terza generazione dei credenti l'evangelista vuole fugare ogni dubbio sull'autenticità del vangelo annunciato ai credenti.
L’evangelista Luca
intende essere uno storico perché vuole che i cristiani si rendano conto della solidità degli insegnamenti ricevuti e siano convinti dell’importanza decisiva per la storia di tutti gli uomini della vita di Gesù. Per questo soltanto lui pone all’inizio della narrazione del ministero pubblico di Gesù un discorso programmatico che precisi subito lo scopo che Gesù si prefigge.
A Nazaret, quel sabato, Gesù annunciò il tempo nuovo che non avrebbe più avuto per protagonista l’uomo, ma Dio fatto uomo. La gente della sinagoga una cosa udì allora con chiarezza: l’inizio di “un anno della grazia del Signore”.
In sostanza il Vangelo dice: non sono gli ordinamenti umani a salvare l’umanità, sarà lo Spirito del Signore. In questa affermazione c’è, se si vuole, tanto pessimismo, purtroppo fin troppo documentato dalla storia; ma c’è anche, e più grande, tanta speranza, perché ci assicura che lo Spirito è su Gesù e, perciò, su tutti quelli che fanno comunione con Gesù.
E questo riguarda l’oggi: Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi ascoltate. L’oggi storico di Gesù diventa, per la forza dello Spirito, l’oggi liturgico della Chiesa, il nostro di ogni Messa.
La predica di Nazaret diventa oggi storia nostra. Se ascoltiamo!
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