Dt 18,15-20
Sal 94
1Cor 7,32-35
Mc 1,21-28
È da poco iniziato il Tempo Ordinario che rimanda alla quotidianità della nostra vita, una vita che non porta a rimanere distanti o a dimenticare i grandi misteri del Natale e della Pasqua ma conduce a sperimentare ogni giorno la presenza costante del Signore che si fa compagno di viaggio.
La liturgia della IV domenica ci presenta testi che mostrano come si può esercitare l’autorità.
Nella I lettura, infatti, tutta la scena è incentrata sul discorso che Mosè fa al popolo con grande autorità perché è lui che sta guidando il popolo verso la Terra promessa e, come guida, utilizza parole forti: è colui che parla con le parole di Dio.
Similmente, nel brano evangelico Gesù esercita la sua autorità, recandosi in sinagoga ed operando un esorcismo. La figura di Gesù, come quella di Mosè, è vista con autorità non solo dall’uomo posseduto ma anche da tutti coloro che assistevano, che – riporta l’evangelista – furono presi da timore. È importante evidenziare come questa pericope evangelica si colloca subito dopo la chiamata dei primi discepoli e rappresenta il primo atto pubblico di Gesù nella sua missione in mezzo al popolo. La Buona Notizia è che Dio si fa vicino all’uomo attraverso gesti e parole.
Dt 18,15-20
Sal 94
1Cor 7,32-35
Mc 1,21-28
È da poco iniziato il Tempo Ordinario che rimanda alla quotidianità della nostra vita, una vita che non porta a rimanere distanti o a dimenticare i grandi misteri del Natale e della Pasqua ma conduce a sperimentare ogni giorno la presenza costante del Signore che si fa compagno di viaggio.
La liturgia della IV domenica ci presenta testi che mostrano come si può esercitare l’autorità.
Nella I lettura, infatti, tutta la scena è incentrata sul discorso che Mosè fa al popolo con grande autorità perché è lui che sta guidando il popolo verso la Terra promessa e, come guida, utilizza parole forti: è colui che parla con le parole di Dio.
Similmente, nel brano evangelico Gesù esercita la sua autorità, recandosi in sinagoga ed operando un esorcismo. La figura di Gesù, come quella di Mosè, è vista con autorità non solo dall’uomo posseduto ma anche da tutti coloro che assistevano, che – riporta l’evangelista – furono presi da timore. È importante evidenziare come questa pericope evangelica si colloca subito dopo la chiamata dei primi discepoli e rappresenta il primo atto pubblico di Gesù nella sua missione in mezzo al popolo. La Buona Notizia è che Dio si fa vicino all’uomo attraverso gesti e parole.
Può sembrare paradossale ma potremmo chiederci: come tenere insieme l’autorevolezza del ministero di Gesù quando, poche settimane fa, la liturgia ci indicava la povertà e la precarietà della sua nascita? La sua autorità, infatti, è diversa dalla nostra concezione! Gesù non vuole mostrare il suo potere o dimostrare qualcosa di così grande tanto da spaventare tutti ma vuole far emergere la potenza del bene, spesso mite e silenziosa, su quella del male. Quando Gesù parla lo fa con l’autorità di chi vuole fare del bene e non di chi vuole esercitare un comando. L’insegnamento o il “comandamento” che Dio ci dà è proprio questo: guardare al prossimo con uno sguardo di bene. Il suo insegnamento è molto simile a quello che ritroviamo nella I lettura: il profeta parla in nome di Dio, Gesù parla e compie prodigi in nome di Dio perché vuole dimostrare a tutti coloro che lo circondano che Dio è venuto ad abitare nei luoghi di male, rappresentati dallo spirito impuro. Molte volte non abbiamo il desiderio di accettare questo e pensiamo di poter risolvere tutto da soli. L’uomo posseduto dallo spirito impuro sapeva chi era Gesù e lo riconosce come Santo di Dio ma non vuole ascoltarlo; mentre Gesù insegna tutti lo ascoltano, ma qualcuno rompe il silenzio ed è proprio quel grido che si rifiuta di ascoltarlo. Quando non vogliamo ascoltare qualcuno è più facile parlarci sopra o gridare! Tante volte non accettiamo ciò che ci viene detto perché abitati da schemi mentali rigidi che non ci permettono di cogliere la novità dell’insegnamento di Gesù.
Da questo passo del Vangelo possiamo comprendere, inoltre, una cosa molto importante: nella lotta contro il male non esistono compromessi o situazioni di comodo ma bisogna agire con fermezza e ripetere anche noi come ha fatto Gesù il “Taci” al male che viene per rovinarci. In questo si dimostra l’autorità di Gesù: avere la chiara consapevolezza di ciò che è male e agire con il potere di quel Dio che San Francesco appellava come Sommo Bene. La sorgente da cui possiamo avere il coraggio di allontanare da noi il male è la comunione con Dio: la comunione di amore tra il Padre e il Figlio è il mezzo per poter combattere il male, lì ogni battezzato riceve questa autorità che lo salva. Mai da soli.
È questo il lieto annuncio della IV domenica del tempo Ordinario: essere in piena comunione con Lui per vincere le suggestioni del male, camminando con fiducia, costanza e coraggio.
Leonardo Gaudioso, IV anno
Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie
gaudiosoleonardo@gmail.com
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