L’apparizione del Risorto libera i discepoli dall’incredulità e li abilita a essere testimoni e annunciatori del messaggio pasquale in tutto il mondo. Innanzitutto, il punto di partenza per il mondo è il nostro cuore perché il cuore è primo luogo da essere evangelizzato. Il messaggio evangelico può essere accolto e rifiutato, creduto o non creduto.
Allora, quando io medito su questo brano, mi chiedo: ma se gli apostoli hanno potuto dubitare del mandato del Signore, come mai il Signore fa questo per loro? Quindi ho trovato un altro brano che spiega come agli apostoli è capitato di abbandonare il Signore, come Pietro, in circostanze difficili, di buio, di solitudine, paura, oppure come Tommaso che cercava i segni per credere alla resurrezione. Non possiamo dimenticare che siamo tutti creature deboli, fragili e bisognose della sua grazia. Come Pietro rispondiamo «da chi andremo Signore? Tu solo hai parole di vita eterna».
At 1,1-11
Sal 46
Ef 4,1-13
Mc 16,15-20
Nessuno è mai salito al Cielo fuorché il figlio dell’uomo che disceso dal cielo.
Nella solennità dell’Ascensione del Signore, la Parola che verrà proclamata nella liturgia ci invita a sollevare il nostro cuore e il nostro spirito al Risorto per soffermarci ancora contemplare il mistero pasquale. Il Padre, nel suo infinito amore, si è rivelato all’umanità nel Figlio amato e il Figlio si mostra come via di accesso al Padre cosi come consegnato ai suoi discepoli: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».
Possiamo dividere il testo evangelico di questa domenica in tre parti:
Gesù appare agli apostoli prima della conclusione del suo cammino terreno per esortarli ad essere missionari del Vangelo in tutto il mondo. Sempre Dio ha scelto uomini come messaggeri e guide nella storia della salvezza. Oggi possiamo essere io, tu e tutti. La Chiesa annuncia il Vangelo a tutti coloro che scelgono di accoglierlo con tutto il cuore.
L’apparizione del Risorto libera i discepoli dall’incredulità e li abilita a essere testimoni e annunciatori del messaggio pasquale in tutto il mondo. Innanzitutto, il punto di partenza per il mondo è il nostro cuore perché il cuore è primo luogo da essere evangelizzato. Il messaggio evangelico può essere accolto e rifiutato, creduto o non creduto.
Allora, quando io medito su questo brano, mi chiedo: ma se gli apostoli hanno potuto dubitare del mandato del Signore, come mai il Signore fa questo per loro? Quindi ho trovato un altro brano che spiega come agli apostoli è capitato di abbandonare il Signore, come Pietro, in circostanze difficili, di buio, di solitudine, paura, oppure come Tommaso che cercava i segni per credere alla resurrezione. Non possiamo dimenticare che siamo tutti creature deboli, fragili e bisognose della sua grazia. Come Pietro rispondiamo «da chi andremo Signore? Tu solo hai parole di vita eterna».
Il segno è un’indicazione che porta alla destinazione. L’ascensione non segna dunque una fine, bensì un nuovo inizio. Come abbiamo visto, il Signore garantisce la sua presenza visibile attraverso segni come desidera Tommaso così che i credenti sperimentino in sé stessi che Gesù è vivo e operante. Continuiamo a vivere l’esperienza che abbiamo avuto nella fraternità, nella comunione, nell’amicizia.
Nonostante i loro dubbi, il Signore sceglie gli Undici come missionari del Vangelo. Per partire non c’è bisogno di aver risolto tutti i dubbi della fede: il Signore ci invia così come siamo. Sarà l’attività missionaria e l’incontro con la gente a convertirci sempre di più al Signore: il missionario è chiamato non a portare Gesù agli altri ma a scoprirlo già presente nel cuore degli uomini.
Nelson Lado, VI anno
Diocesi di Juba - Sud Sudan
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