Nel tempo difficile che stiamo vivendo, il Vangelo sembra volerci invitare ad accogliere con semplicità il mistero dell’incarnazione, di farlo crescere dentro di noi, meditandolo come Maria, di essere consapevoli che il bambino Gesù, il cui nome vuol dire “Dio salva”, è veramente ciò che dice di essere: un salvatore.
E, come i pastori, siamo invitati ad andare senza indugio incontro al Signore che viene, a guardarlo, a trovarlo... e poi ad annunciare ciò che abbiamo appreso: il Signore è vicino, è con noi. Noi siamo i suoi figli.
Il suo desiderio di starci vicino è così grande che, poiché noi non possiamo diventare come Lui, ha scelto di diventare lui come noi fino in fondo, venendo al mondo come un bambino inerme e bisognoso di tutto, povero e senza alcun privilegio, senza neanche un giaciglio e una casa. Allora, se ci ama così tanto da volerci imitare anche nei nostri aspetti più fragili, possiamo stare tranquilli che Lui c’è sempre, anche nei tempi più bui che possiamo vivere, pronto a rischiarare le tenebre e a dare un senso anche a ciò che sembra senza senso.
Allora possiamo dire, secondo quanto abbiamo letto nel salmo: Dio ha pietà di noi e ci benedice; possiamo rallegrarci e gioire perché fa splendere il suo volto su di noi per farci conoscere la sua via. Giudica tutti i popoli con rettitudine perché per tutti i popoli si è fatto uomo e tutti noi siamo suoi figli. Non c’è male o sofferenza che non possa lenire o a cui non possa trovare una soluzione.
Dio è con noi! Ed è raggiungibile. Adesso, da quando si è fatto uomo, lo possiamo raggiungere, possiamo stare con Lui.
Per trovarlo, dobbiamo solo fidarci e “andare senza indugio”. Come i pastori. Per lasciargli fare ciò che è venuto a fare: il “Dio che salva”, dobbiamo accoglierlo. Come Maria. Senza indugio.
Francesco Dall'Arche, IV anno
Diocesi di Castellaneta
francesco.dallarche@gmail.com
Nm 6,2-27
Sal 66
Gal 4,4-7
Lc 2,16-21
I pastori andarono senza indugio, dopo aver ricevuto l’annuncio dell’angelo. Durante la notte, infatti, un angelo era apparso loro e aveva dato l’annuncio di una grande gioia e che il segno di questa gioia sarebbe stato un bambino. Anche a Maria, un angelo era apparso e le aveva annunciato la nascita di un bambino che sarebbe stato il Figlio di Dio. E anche lei, senza indugio, si era dichiarata pronta affinché si facesse di lei secondo la volontà del Signore e, senza indugio, mise a suo figlio il nome di Gesù come l’angelo le aveva detto prima che fosse concepito.
La gente semplice è più disposta a credere anche quando non può dare una spiegazione. E, credendo, vedono.
I pastori trovarono il bambino come gli era stato detto e subito diffusero la notizia, mentre Maria meditava queste cose nel suo cuore. In questa scena vediamo un doppio atteggiamento: da una parte la voglia di fare pubblicità, di condividere la buona notizia; dall’altra, l’esigenza di meditare, di lasciare che la buona notizia sia custodita e, allo stesso tempo, custodisca il nostro cuore.
Nella seconda lettura, Paolo ci dice anche perché Dio ci ha mandato suo Figlio: “per riscattare quelli che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli”.
Nel tempo difficile che stiamo vivendo, il Vangelo sembra volerci invitare ad accogliere con semplicità il mistero dell’incarnazione, di farlo crescere dentro di noi, meditandolo come Maria, di essere consapevoli che il bambino Gesù, il cui nome vuol dire “Dio salva”, è veramente ciò che dice di essere: un salvatore.
E, come i pastori, siamo invitati ad andare senza indugio incontro al Signore che viene, a guardarlo, a trovarlo... e poi ad annunciare ciò che abbiamo appreso: il Signore è vicino, è con noi. Noi siamo i suoi figli.
Il suo desiderio di starci vicino è così grande che, poiché noi non possiamo diventare come Lui, ha scelto di diventare lui come noi fino in fondo, venendo al mondo come un bambino inerme e bisognoso di tutto, povero e senza alcun privilegio, senza neanche un giaciglio e una casa. Allora, se ci ama così tanto da volerci imitare anche nei nostri aspetti più fragili, possiamo stare tranquilli che Lui c’è sempre, anche nei tempi più bui che possiamo vivere, pronto a rischiarare le tenebre e a dare un senso anche a ciò che sembra senza senso.
Allora possiamo dire, secondo quanto abbiamo letto nel salmo: Dio ha pietà di noi e ci benedice; possiamo rallegrarci e gioire perché fa splendere il suo volto su di noi per farci conoscere la sua via. Giudica tutti i popoli con rettitudine perché per tutti i popoli si è fatto uomo e tutti noi siamo suoi figli. Non c’è male o sofferenza che non possa lenire o a cui non possa trovare una soluzione.
Dio è con noi! Ed è raggiungibile. Adesso, da quando si è fatto uomo, lo possiamo raggiungere, possiamo stare con Lui.
Per trovarlo, dobbiamo solo fidarci e “andare senza indugio”. Come i pastori. Per lasciargli fare ciò che è venuto a fare: il “Dio che salva”, dobbiamo accoglierlo. Come Maria. Senza indugio.
Francesco Dall'Arche, IV anno
Diocesi di Castellaneta
francesco.dallarche@gmail.com
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