Testi della Liturgia della Parola
Ez 37,12-14
Sal 129
Rm 8,8-11
Gv 11,1-45
Siamo ormai alla fine del nostro pellegrinaggio quaresimale e la liturgia, in questa quinta domenica di quaresima, ci invita a meditare ancora sul Vangelo di Giovanni, capitolo 11, 1-45. È una storia molto ricca, che si svolge in più ambienti. Come ci raccontano gli ultimi versetti del capitolo 10, il primo luogo è una cittadina vicino al Giordano, in cui Gesù si è rifugiato per non essere ucciso. Marta e Maria mandano qualcuno ad avvisare Gesù che il suo amico è molto malato. Gesù attenderà alcuni giorni e poi dirà agli apostoli che bisogna tornare in Betania in Giudea, scelta non condivisa da loro, visto che proprio i giudei vogliono ucciderlo.
Anche in questo brano, come abbiamo già visto con la lettura della scorsa domenica, Gesù ci richiama al tema della luce, attraverso la piccola “parabola” delle ore del giorno, per ricordarci che Lui è la luce, chi lo segue non inciamperà. Quante volte pensiamo di essere noi la luce, pensando che le nostre decisioni, le nostre opinioni siano le uniche giuste. Attraverso l’ascolto di Dio e del fratello, mostriamo invece di saper discernere, facendo la scelta più giusta per noi e per l’altro.
Il tema centrale di questo brano si sviluppa in Betania tramite le testimonianze di fede, prima di Marta e poi di Maria, in Gesù come Figlio di Dio. Gesù ci chiede di abbandonarci totalmente al suo amore, che ci dimostra nel v.35 quando scoppiò in pianto, pronunciando queste parole: chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno (v.26), ma vedrà la gloria di Dio (v.40). In due momenti diversi, sia Marta che Maria, udito che il Maestro era in Betania, subito vi si recano andandogli incontro e dicendo “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!” (vv.21.32), manifestando sin dal principio una fiducia, una fede, in quell’uomo. Ma che tipo di fede? Si evidenziano due diversità sostanziali. Marta inizialmente testimonia una fede legata ad una resurrezione dell’ultimo giorno; Maria invece, gettandosi ai suoi piedi, evidenzia una fede piena, di totale abbandono. Infatti, quando Gesù chiederà di togliere la pietra dal sepolcro, sarà solo Marta a rispondere al Maestro, dicendo “Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni!”.
Cercando di dare un senso pieno al nostro cammino quaresimale, attraverso i brani letti in queste domeniche, desideriamo comprendere come la liturgia ci voglia traghettare in una maggiore consapevolezza, offrendoci un’adeguata preparazione per vivere a pieno il tempo della Settimana Santa. Il percorso, così come il brano a cui si è fatto riferimento, ci fa comprendere che solo chi si abbandonerà totalmente all’amore di Dio (quinta domenica), facendosi guidare dalla Luce (quarta domenica) e bevendo l’Acqua viva (terza domenica) vedrà la gloria di Dio e non morirà in eterno. Ma noi ci stiamo preparando alla Pasqua? Stiamo preparando il nostro cuore affinché possa venire a dimorare in noi lo Spirito Santo, dono di Gesù Cristo per noi, datoci dalla croce?
Testi della Liturgia della Parola
Ez 37,12-14
Sal 129
Rm 8,8-11
Gv 11,1-45
Siamo ormai alla fine del nostro pellegrinaggio quaresimale e la liturgia, in questa quinta domenica di quaresima, ci invita a meditare ancora sul Vangelo di Giovanni, capitolo 11, 1-45. È una storia molto ricca, che si svolge in più ambienti. Come ci raccontano gli ultimi versetti del capitolo 10, il primo luogo è una cittadina vicino al Giordano, in cui Gesù si è rifugiato per non essere ucciso. Marta e Maria mandano qualcuno ad avvisare Gesù che il suo amico è molto malato. Gesù attenderà alcuni giorni e poi dirà agli apostoli che bisogna tornare in Betania in Giudea, scelta non condivisa da loro, visto che proprio i giudei vogliono ucciderlo.
Anche in questo brano, come abbiamo già visto con la lettura della scorsa domenica, Gesù ci richiama al tema della luce, attraverso la piccola “parabola” delle ore del giorno, per ricordarci che Lui è la luce, chi lo segue non inciamperà. Quante volte pensiamo di essere noi la luce, pensando che le nostre decisioni, le nostre opinioni siano le uniche giuste. Attraverso l’ascolto di Dio e del fratello, mostriamo invece di saper discernere, facendo la scelta più giusta per noi e per l’altro.
Il tema centrale di questo brano si sviluppa in Betania tramite le testimonianze di fede, prima di Marta e poi di Maria, in Gesù come Figlio di Dio. Gesù ci chiede di abbandonarci totalmente al suo amore, che ci dimostra nel v.35 quando scoppiò in pianto, pronunciando queste parole: chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno (v.26), ma vedrà la gloria di Dio (v.40). In due momenti diversi, sia Marta che Maria, udito che il Maestro era in Betania, subito vi si recano andandogli incontro e dicendo “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!” (vv.21.32), manifestando sin dal principio una fiducia, una fede, in quell’uomo. Ma che tipo di fede? Si evidenziano due diversità sostanziali. Marta inizialmente testimonia una fede legata ad una resurrezione dell’ultimo giorno; Maria invece, gettandosi ai suoi piedi, evidenzia una fede piena, di totale abbandono. Infatti, quando Gesù chiederà di togliere la pietra dal sepolcro, sarà solo Marta a rispondere al Maestro, dicendo “Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni!”.
Cercando di dare un senso pieno al nostro cammino quaresimale, attraverso i brani letti in queste domeniche, desideriamo comprendere come la liturgia ci voglia traghettare in una maggiore consapevolezza, offrendoci un’adeguata preparazione per vivere a pieno il tempo della Settimana Santa. Il percorso, così come il brano a cui si è fatto riferimento, ci fa comprendere che solo chi si abbandonerà totalmente all’amore di Dio (quinta domenica), facendosi guidare dalla Luce (quarta domenica) e bevendo l’Acqua viva (terza domenica) vedrà la gloria di Dio e non morirà in eterno. Ma noi ci stiamo preparando alla Pasqua? Stiamo preparando il nostro cuore affinché possa venire a dimorare in noi lo Spirito Santo, dono di Gesù Cristo per noi, datoci dalla croce?
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