Mentre in questi giorni proviamo a contemplare la volta celeste per osservare le stelle cadenti, la Chiesa, con la solennità di oggi, ci chiede di elevare i nostri occhi e i nostri cuori al cielo per contemplare la Stella Maris, Maria, in uno dei misteri più grandi della sua vita. Colei che aveva accolto nel suo grembo il Verbo di Dio incarnato, viene assunta nella vita stessa di Dio, partecipa fin da subito della Pasqua del Figlio.
Maria viene assunta nella vita di Dio perché ella stessa, per prima, ha accolto Dio nella sua vita.
Il Vangelo di questa solennità ci presenta proprio Maria che dopo il suo eccomi, in fretta, si mette in viaggio per annunciare l’incontro che ha dato senso alla sua vita. Maria percorre la regione montuosa per contagiare la cugina Elisabetta di una gioia piena.
Non è un caso che si rechi proprio da Elisabetta. Quando ci accade qualcosa di bello, di straordinario, di aspettato o inaspettato, abbiamo bisogno di comunicarlo a qualcuno, non al primo passante, ma a qualcuno a cui vogliamo bene e che, forse, per vari motivi non riesce a gioire. In Elisabetta ci sono tutti coloro che per vari motivi hanno smesso di sperare, forse anche a causa della situazione che stiamo vivendo a livello mondiale. In questa donna ci sono coloro che si sentono sterili, sfiduciati, coloro che pur osservando la volta celeste ricoperta di stelle splendenti non riescono più a provare stupore e a desiderare la pienezza.
Per queste donne e per questi uomini, tra cui forse ci siamo anche noi, Maria, oggi, si mette in viaggio, attraversando le catene montuose della nostra umanità, per portarci un annuncio di speranza, per contagiarci di gioia. perché anche il nostro cuore possa sussultare, come il bambino nel grembo di Elisabetta, riconoscendo che, nonostante tutto, è ancora abitato da Dio.
A noi non resta che accogliere in noi questa vita divina per essere a nostra volta annunciatori di gioia, annunciatori di un Dio che rovescia le logiche del mondo, che innalza gli umili, i poveri, gli afflitti e non coloro che si rendono grandi illudendosi di essere invincibili.
Mentre tra le stelle più belle contempliamo la Stella, siamo chiamati, oggi, a divenire noi stessi stelle nella notte di chi è solo e sfiduciato perché possa incontrare e accogliere la luce vera, Cristo Signore.
Una poetessa contemporanea, Elena Bono, scrive per la solennità di oggi:
«Perché il tuo corpo è tra le stelle
spera, Maria, la nostra carne oscura».
Possiamo anche noi, già da oggi, vivere una esistenza pasquale, come Maria.
Mentre in questi giorni proviamo a contemplare la volta celeste per osservare le stelle cadenti, la Chiesa, con la solennità di oggi, ci chiede di elevare i nostri occhi e i nostri cuori al cielo per contemplare la Stella Maris, Maria, in uno dei misteri più grandi della sua vita. Colei che aveva accolto nel suo grembo il Verbo di Dio incarnato, viene assunta nella vita stessa di Dio, partecipa fin da subito della Pasqua del Figlio.
Maria viene assunta nella vita di Dio perché ella stessa, per prima, ha accolto Dio nella sua vita.
Il Vangelo di questa solennità ci presenta proprio Maria che dopo il suo eccomi, in fretta, si mette in viaggio per annunciare l’incontro che ha dato senso alla sua vita. Maria percorre la regione montuosa per contagiare la cugina Elisabetta di una gioia piena.
Non è un caso che si rechi proprio da Elisabetta. Quando ci accade qualcosa di bello, di straordinario, di aspettato o inaspettato, abbiamo bisogno di comunicarlo a qualcuno, non al primo passante, ma a qualcuno a cui vogliamo bene e che, forse, per vari motivi non riesce a gioire. In Elisabetta ci sono tutti coloro che per vari motivi hanno smesso di sperare, forse anche a causa della situazione che stiamo vivendo a livello mondiale. In questa donna ci sono coloro che si sentono sterili, sfiduciati, coloro che pur osservando la volta celeste ricoperta di stelle splendenti non riescono più a provare stupore e a desiderare la pienezza.
Per queste donne e per questi uomini, tra cui forse ci siamo anche noi, Maria, oggi, si mette in viaggio, attraversando le catene montuose della nostra umanità, per portarci un annuncio di speranza, per contagiarci di gioia. perché anche il nostro cuore possa sussultare, come il bambino nel grembo di Elisabetta, riconoscendo che, nonostante tutto, è ancora abitato da Dio.
A noi non resta che accogliere in noi questa vita divina per essere a nostra volta annunciatori di gioia, annunciatori di un Dio che rovescia le logiche del mondo, che innalza gli umili, i poveri, gli afflitti e non coloro che si rendono grandi illudendosi di essere invincibili.
Mentre tra le stelle più belle contempliamo la Stella, siamo chiamati, oggi, a divenire noi stessi stelle nella notte di chi è solo e sfiduciato perché possa incontrare e accogliere la luce vera, Cristo Signore.
Una poetessa contemporanea, Elena Bono, scrive per la solennità di oggi:
«Perché il tuo corpo è tra le stelle
spera, Maria, la nostra carne oscura».
Possiamo anche noi, già da oggi, vivere una esistenza pasquale, come Maria.
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