Prima di riprendere la lettura continua del vangelo di Matteo, quest’anno liturgico ci riserva nuovamente la figura di Giovanni il Battista impegnato nel dare testimonianza a Gesù. Oggi vogliamo leggere questo testo con una chiave particolare, quasi mettendoci alla scuola del Battista per imparare da lui su come testimoniare il Signore.
In particolare cogliamo tre punti. Il primo: Giovanni parla della sua esperienza personale di Gesù, cioè come egli lo abbia riconosciuto come Messia. Secondo punto: Giovanni annuncia ai Giudei chi sia Gesù e che cosa egli sia venuto a fare in modo che si possano capire. Terzo: Giovanni è coinvolto esistenzialmente in ciò che annuncia cercando di vivere ciò che dice.
Il Quarto vangelo non ci dice nulla di più sulla figura di Giovanni Battista di quanto già sappiamo dai sinottici. Ma la differenza più significativa è che nel vangelo di Giovanni non appare esplicitamente la scena del battesimo di Gesù. È stata semplicemente “rimossa”, dando invece importanza al fatto che la funzione del Battista è qui principalmente quella di rendere testimonianza a Gesù. Giovanni Battista parla della sua esperienza personale di Gesù dice infatti: io ho visto scendere lo Spirito come colomba su di lui, e colui che mi ha inviato a battezzare, mi ha detto: l'uomo sul quale vedrai scendere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. Dunque Giovanni parte dall'esperienza personale che ha vissuto di Gesù; potremmo dire che da qui parte anche la vita cristiana. Benedetto XVI ci ha detto che all'origine dell'essere cristiani c'è l'incontro con il Risorto e la conseguente adesione a lui. C'è dunque un'esperienza di Gesù vivo nella nostra vita. Come può avvenire questa esperienza, questo inizio nel cammino di conversione? In tanti modi, quasi quanti e diversi siamo ciascuno di noi: Dio ci parla per come noi possiamo capire. Per esempio una persona può far esperienza di Gesù vivo sperimentando la potenza della preghiera, magari in un momento difficile della sua vita oppure può accogliere Gesù grazie all'annuncio di un altro cristiano, oppure far esperienza di Lui in modo intenso durante una liturgia o un'adorazione eucaristica.
Secondo punto. Giovanni dice ai Giudei chi sia Gesù e che cosa egli sia venuto a fare in modo che essi possano capire. Notiamo che Giovanni usa delle categorie, delle immagini che applica a Gesù e che erano molto chiare per un uditore di quegli anni. Giovanni infatti dice che Gesù è innanzitutto il figlio di Dio, poi dice che è l'Agnello di Dio, è colui venuto a togliere il peccato del mondo, colui che battezza in Spirito Santo. Immagini forti! L'agnello fa venire in mente la pasqua, il sangue dell'agnello sparso sugli stipiti delle porte che aveva fatto sì che l'angelo della morte passasse oltre ed è emblema di tutte le forme di liberazione. Dunque chi ascoltava il Battista capiva che questo personaggio, questo Gesù che Giovanni indicava era qualcuno di misterioso, un personaggio particolare, qualcuno venuto a farsi carico di tutto il male presente nel mondo e riconciliare con Dio. Che cosa elimina Gesù, ovvero, di quale peccato si parla? Ci aiuta Romano Penna: «il peccato in Giovanni non è solo un atto individuale, ma non è neppure la somma di vari peccati. Esso piuttosto è un atteggiamento fondamentale e unitario, che si manifesta poi nella molteplicità di concreti atti singoli. Nell’insieme si può dire che esso consiste semplicemente nella risposta negativa dell’uomo nel suo confronto col Cristo Gesù e più specificamente nel fatto che non si riconosce né lui né il Padre» (I ritratti originali di Gesù il Cristo. Inizi e sviluppi della cristologia neotestamentaria, II, Paoline 1999). Giovanni annuncia dunque chi sia Gesù e che cosa egli sia venuto a fare. Qui c'è un altro punto preziosissimo per il nostro dare testimonianza cioè: partendo dall'esperienza personale che uno vive, ci sono dei momenti in cui siamo chiamati a dire chi sia Gesù e che cosa egli faccia, perché sia così importante accoglierlo nella vita. Spesso si pensa che Gesù non serva, che uno possa vivere benissimo senza, ma è importante aiutare a cogliere che solo Lui è capace di riconciliarci con Dio pienamente, di ottenerci il perdono da ogni peccato, di liberare i nostri cuori dalla schiavitù dell'egoismo, di darci la forza di amare e di aiutare le persone a riscoprire che ciò che più profondamente il loro cuore cerca è proprio in Cristo.
Terzo e ultimo punto, implicito nel testo: Giovanni battista è coinvolto esistenzialmente in ciò che annuncia cioè la sua vita è conforme alla parola che predica. Se davvero incontriamo Cristo, se iniziamo a seguirlo, se iniziamo a pregare e a meditare la parola di Dio, ad incontrarlo vivo, risorto nei sacramenti, la nostra vita cambia e diventa attrattiva. Vediamo Dio all'opera nel nostro cuore e delle persone che davvero hanno accolto Gesù e c'è un cambiamento un cambiamento in meglio.
Notavamo in precedenza come l’episodio del battesimo sia stato rimosso nel racconto di Giovanni, probabilmente abbiamo a che fare con la comprensione delle comunità primitive del battesimo di Gesù, che deve aver rappresentato un problema non di poco conto: come è possibile che “il più grande” sia battezzato dal “più piccolo”? Il quarto vangelo fornisce la soluzione più radicale di tutti: elimina completamente l’evento del battesimo. Come poteva, infatti, la Parola eterna fatta carne ricevere il battesimo da Giovanni? Di conseguenza, è assente qualsiasi riferimento a Gesù che viene battezzato, anche se si conserva la teofania con lo Spirito che discende come una colomba (Gv 1,32). Torniamo all’inizio, quindi: nel vangelo secondo Giovanni, il Battista se non battezza il Messia, però lo indica: «Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo» (Gv 1,29). Il termine “ecco” nel greco è praticamente un imperativo: “guarda!” – “vedi!”, e infatti questo è il dono che il Battista ha avuto: poterlo riconoscere e indicare. La formula detta da Giovanni Battista viene significativamente ripetuta ogni volta che i cristiani celebrano l’eucaristia. La comunità dei credenti riconosce in quel pane spezzato e “mostrato” la forza capace di aiutare noi deboli perché il sacrificio di Cristo, e la sua stessa vita, siano ancora efficaci per la nostra salvezza.
Francesco Foresta, V anno
Arcidiocesi di Crotone-Santa Severina
Prima di riprendere la lettura continua del vangelo di Matteo, quest’anno liturgico ci riserva nuovamente la figura di Giovanni il Battista impegnato nel dare testimonianza a Gesù. Oggi vogliamo leggere questo testo con una chiave particolare, quasi mettendoci alla scuola del Battista per imparare da lui su come testimoniare il Signore.
In particolare cogliamo tre punti. Il primo: Giovanni parla della sua esperienza personale di Gesù, cioè come egli lo abbia riconosciuto come Messia. Secondo punto: Giovanni annuncia ai Giudei chi sia Gesù e che cosa egli sia venuto a fare in modo che si possano capire. Terzo: Giovanni è coinvolto esistenzialmente in ciò che annuncia cercando di vivere ciò che dice.
Il Quarto vangelo non ci dice nulla di più sulla figura di Giovanni Battista di quanto già sappiamo dai sinottici. Ma la differenza più significativa è che nel vangelo di Giovanni non appare esplicitamente la scena del battesimo di Gesù. È stata semplicemente “rimossa”, dando invece importanza al fatto che la funzione del Battista è qui principalmente quella di rendere testimonianza a Gesù. Giovanni Battista parla della sua esperienza personale di Gesù dice infatti: io ho visto scendere lo Spirito come colomba su di lui, e colui che mi ha inviato a battezzare, mi ha detto: l'uomo sul quale vedrai scendere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. Dunque Giovanni parte dall'esperienza personale che ha vissuto di Gesù; potremmo dire che da qui parte anche la vita cristiana. Benedetto XVI ci ha detto che all'origine dell'essere cristiani c'è l'incontro con il Risorto e la conseguente adesione a lui. C'è dunque un'esperienza di Gesù vivo nella nostra vita. Come può avvenire questa esperienza, questo inizio nel cammino di conversione? In tanti modi, quasi quanti e diversi siamo ciascuno di noi: Dio ci parla per come noi possiamo capire. Per esempio una persona può far esperienza di Gesù vivo sperimentando la potenza della preghiera, magari in un momento difficile della sua vita oppure può accogliere Gesù grazie all'annuncio di un altro cristiano, oppure far esperienza di Lui in modo intenso durante una liturgia o un'adorazione eucaristica.
Secondo punto. Giovanni dice ai Giudei chi sia Gesù e che cosa egli sia venuto a fare in modo che essi possano capire. Notiamo che Giovanni usa delle categorie, delle immagini che applica a Gesù e che erano molto chiare per un uditore di quegli anni. Giovanni infatti dice che Gesù è innanzitutto il figlio di Dio, poi dice che è l'Agnello di Dio, è colui venuto a togliere il peccato del mondo, colui che battezza in Spirito Santo. Immagini forti! L'agnello fa venire in mente la pasqua, il sangue dell'agnello sparso sugli stipiti delle porte che aveva fatto sì che l'angelo della morte passasse oltre ed è emblema di tutte le forme di liberazione. Dunque chi ascoltava il Battista capiva che questo personaggio, questo Gesù che Giovanni indicava era qualcuno di misterioso, un personaggio particolare, qualcuno venuto a farsi carico di tutto il male presente nel mondo e riconciliare con Dio. Che cosa elimina Gesù, ovvero, di quale peccato si parla? Ci aiuta Romano Penna: «il peccato in Giovanni non è solo un atto individuale, ma non è neppure la somma di vari peccati. Esso piuttosto è un atteggiamento fondamentale e unitario, che si manifesta poi nella molteplicità di concreti atti singoli. Nell’insieme si può dire che esso consiste semplicemente nella risposta negativa dell’uomo nel suo confronto col Cristo Gesù e più specificamente nel fatto che non si riconosce né lui né il Padre» (I ritratti originali di Gesù il Cristo. Inizi e sviluppi della cristologia neotestamentaria, II, Paoline 1999). Giovanni annuncia dunque chi sia Gesù e che cosa egli sia venuto a fare. Qui c'è un altro punto preziosissimo per il nostro dare testimonianza cioè: partendo dall'esperienza personale che uno vive, ci sono dei momenti in cui siamo chiamati a dire chi sia Gesù e che cosa egli faccia, perché sia così importante accoglierlo nella vita. Spesso si pensa che Gesù non serva, che uno possa vivere benissimo senza, ma è importante aiutare a cogliere che solo Lui è capace di riconciliarci con Dio pienamente, di ottenerci il perdono da ogni peccato, di liberare i nostri cuori dalla schiavitù dell'egoismo, di darci la forza di amare e di aiutare le persone a riscoprire che ciò che più profondamente il loro cuore cerca è proprio in Cristo.
Terzo e ultimo punto, implicito nel testo: Giovanni battista è coinvolto esistenzialmente in ciò che annuncia cioè la sua vita è conforme alla parola che predica. Se davvero incontriamo Cristo, se iniziamo a seguirlo, se iniziamo a pregare e a meditare la parola di Dio, ad incontrarlo vivo, risorto nei sacramenti, la nostra vita cambia e diventa attrattiva. Vediamo Dio all'opera nel nostro cuore e delle persone che davvero hanno accolto Gesù e c'è un cambiamento un cambiamento in meglio.
Notavamo in precedenza come l’episodio del battesimo sia stato rimosso nel racconto di Giovanni, probabilmente abbiamo a che fare con la comprensione delle comunità primitive del battesimo di Gesù, che deve aver rappresentato un problema non di poco conto: come è possibile che “il più grande” sia battezzato dal “più piccolo”? Il quarto vangelo fornisce la soluzione più radicale di tutti: elimina completamente l’evento del battesimo. Come poteva, infatti, la Parola eterna fatta carne ricevere il battesimo da Giovanni? Di conseguenza, è assente qualsiasi riferimento a Gesù che viene battezzato, anche se si conserva la teofania con lo Spirito che discende come una colomba (Gv 1,32). Torniamo all’inizio, quindi: nel vangelo secondo Giovanni, il Battista se non battezza il Messia, però lo indica: «Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo» (Gv 1,29). Il termine “ecco” nel greco è praticamente un imperativo: “guarda!” – “vedi!”, e infatti questo è il dono che il Battista ha avuto: poterlo riconoscere e indicare. La formula detta da Giovanni Battista viene significativamente ripetuta ogni volta che i cristiani celebrano l’eucaristia. La comunità dei credenti riconosce in quel pane spezzato e “mostrato” la forza capace di aiutare noi deboli perché il sacrificio di Cristo, e la sua stessa vita, siano ancora efficaci per la nostra salvezza.
Francesco Foresta, V anno
Arcidiocesi di Crotone-Santa Severina
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