Ci troviamo dinanzi ad una Liturgia della Parola carica di emozioni e affetti.
Nel Vangelo, Giuseppe e Maria, salendo a Gerusalemme per portare Gesù al tempio, lo educano alla fede. Sono dei genitori premurosi e attenti, preoccupati della crescita integrale del figlio; forse non comprendendo immediatamente il bisogno di Gesù di testimoniare la sua relazione con Dio Padre, nella libertà.
Il sentimento dell’amore di Giuseppe e Maria è la forza affettiva e spirituale che li spinge a cercare il figlio, smarrito nel viaggio di ritorno. Affrontano la paura non fermandosi, ma mossi dal desiderio di comprendere dove fosse Gesù.
Il sentimento d’amore di Gesù lo porta a scegliere Dio, stare con lui, vivere la sequela. Sono significativi gli atteggiamenti: ascoltare e interrogare. Qui ci viene indicato un aspetto cruciale del nostro essere credenti credibili: la misura della nostra fede sta nell’ascolto della Parola che interroga la nostra vita chiedendole un continuo mutamento, riconoscendo la priorità dell’annuncio in ogni contesto umano. Gesù sta crescendo e sceglie una strada peculiare e straordinaria.
Anche Anna, nel libro di Samuele, interroga Dio affidandosi a lui, perché desidera ardentemente un figlio. Il Signore esaudisce la sua richiesta perché ella è stata capace di accogliere la sua volontà, comprendendo il tempo opportuno per offrire il suo voto nel tempio a Silo.
Paolo ci consegna la modalità con la quale vivere il discepolato: nell’amore! È possibile amare sempre anche dinanzi alle sofferenze, paure, difficoltà perché veniamo dall’amore, che è in noi, per noi e con noi. Sempre siamo sorretti dall’amore del Dio unitrino. La nostra vocazione è la somiglianza a Lui che nell’oggi ci chiede di amarci con fiducia.
Sarà lo stesso amore di Gesù, consapevole della sua vocazione, a riconoscere la priorità di quel momento tornando a casa con i suoi genitori.
È lo stesso amore che come credenti dobbiamo vivere: ascoltandoci in uno stile sinodale e ponendoci le domande giuste, sogniamo insieme il futuro, come famiglia in Cristo.
Ci troviamo dinanzi ad una Liturgia della Parola carica di emozioni e affetti.
Nel Vangelo, Giuseppe e Maria, salendo a Gerusalemme per portare Gesù al tempio, lo educano alla fede. Sono dei genitori premurosi e attenti, preoccupati della crescita integrale del figlio; forse non comprendendo immediatamente il bisogno di Gesù di testimoniare la sua relazione con Dio Padre, nella libertà.
Il sentimento dell’amore di Giuseppe e Maria è la forza affettiva e spirituale che li spinge a cercare il figlio, smarrito nel viaggio di ritorno. Affrontano la paura non fermandosi, ma mossi dal desiderio di comprendere dove fosse Gesù.
Il sentimento d’amore di Gesù lo porta a scegliere Dio, stare con lui, vivere la sequela. Sono significativi gli atteggiamenti: ascoltare e interrogare. Qui ci viene indicato un aspetto cruciale del nostro essere credenti credibili: la misura della nostra fede sta nell’ascolto della Parola che interroga la nostra vita chiedendole un continuo mutamento, riconoscendo la priorità dell’annuncio in ogni contesto umano. Gesù sta crescendo e sceglie una strada peculiare e straordinaria.
Anche Anna, nel libro di Samuele, interroga Dio affidandosi a lui, perché desidera ardentemente un figlio. Il Signore esaudisce la sua richiesta perché ella è stata capace di accogliere la sua volontà, comprendendo il tempo opportuno per offrire il suo voto nel tempio a Silo.
Paolo ci consegna la modalità con la quale vivere il discepolato: nell’amore! È possibile amare sempre anche dinanzi alle sofferenze, paure, difficoltà perché veniamo dall’amore, che è in noi, per noi e con noi. Sempre siamo sorretti dall’amore del Dio unitrino. La nostra vocazione è la somiglianza a Lui che nell’oggi ci chiede di amarci con fiducia.
Sarà lo stesso amore di Gesù, consapevole della sua vocazione, a riconoscere la priorità di quel momento tornando a casa con i suoi genitori.
È lo stesso amore che come credenti dobbiamo vivere: ascoltandoci in uno stile sinodale e ponendoci le domande giuste, sogniamo insieme il futuro, come famiglia in Cristo.
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