Nella prima domenica di Avvento, la Liturgia della Parola ci presenta la profezia dell’ultimo ritorno del Figlio dell’Uomo. Esercitarci ad “attenderlo” ci permette di tendere verso di Lui (“attendere” deriva dal latino ad-tendere nel senso di “tendere verso” qualcuno o qualcosa), orientandoci verso l’incontro definitivo con Cristo.
Il brano di Luca presenta due modi di vivere questa attesa descrivendo due volti dell’umanità:
Il primo è rappresentato da colore che vivono nella paura perché non sanno cosa accadrà, non sono capaci di comprendere gli eventi della storia, spesso drammatici, non sanno a chi affidare le loro fragili speranze. Questi sperimentano la paura dinanzi al male che incombe.
Il secondo, invece, è espresso da coloro che vivono alla presenza di Dio e riconoscono i segni del Suo amore, anche nelle tempeste improvvise e impreviste che la vita riserva. Questi non si lasciano turbare e affrontano il male con la fragile forza della fede.
Nelle situazioni meno felici della vita, invece di essere scoraggiati, il Signore ci invita e ci aiuta a raddrizzare la nostra vita, a risollevarla, fiduciosi in un Dio che sa portare l’uomo verso la pace e che viene nei tempi, nei modi, che lui conosce.
Raddrizzare la nostra vita vuol dire accorgersi che restando nella superficialità e in un vago ripiegamento su noi stessi, la nostra esistenza si fa più fragile, debole, incerta. L’accoglienza dello Spirito, invece, fortifica, illumina, sostiene, consola e dà vita nuova.
Un segno di una più profonda, attenta, ricerca delle autentiche vie della crescita spirituale e umana è sicuramente la preghiera: dice il Vangelo “vegliate pregando”.
Vegliare nella ci dà la forza di non lasciarci sopraffare dalle prove, di aprire sempre più il cuore nonostante ed anche attraverso di esse, certi di essere aiutati da Dio. Preghiera e vigilanza mostrano una valenza escatologica: vivendo alla presenza del Signore nell’oggi, ogni credente si prepara a incontrarlo e stare in piedi davanti a lui, con atteggiamento di franchezza, fiducia e libertà.
Il Vangelo, inoltre, mette in guardia contro il pericolo di rilassarsi nel quotidiano. Bisogna restare vigili, in preghiera. Chiedere forza, perché ogni affanno terreno smussa i cuori, distrae il pensiero e impedisce di vivere, senza angoscia né sorpresa, l’attesa gioiosa del Signore che è misericordia e vita nuova.
Compiamo, dunque, questi passi all’inizio di questo nuovo anno, tenendo fisso il cuore verso Dio e gli occhi proiettati sui fratelli, per vivere così un Avvento senza fine.
Raffaele Angeloro, V anno
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