La liturgia della seconda domenica di quaresima, ci propone il racconto della Trasfigurazione di Gesù. Nel brano, che richiama un evento centrale nella vita del Signore e dei suoi discepoli, è possibile ritrovare una serie di elementi che rimandano alle narrazioni delle apparizioni anticotestamentarie.
Dopo aver professato la propria fede in Cristo dicendo: "Tu sei il Cristo" (Mc 8,29), Pietro, insieme agli altri dodici, ascolta da Gesù parlare della sua passione e morte. I dodici reagiscono con sconcerto e a causa di ciò, per questo il Cristo, dopo sei giorni, decide di portare con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e su un alto monte si trasfigura davanti a loro, mostrando la sua gloria.
Questo evento, così misterioso e difficile da descrivere, è la consolazione che Gesù offre ai suoi discepoli, prima di affrontare la sua passione. Una sosta di pace perché quando arriverà la passione, non soccombano nella prova.
Sul monte, osservando questo evento, Pietro esprime il desiderio di costruire tre capanne. La risposta, comprensibile e significativa, è la stessa che viviamo anche noi credenti che, di fronte a esperienze spirituali straordinarie, siamo tentati di fermarci e di fissare il momento cercando di trattenere l'esperienza. Gesù reagisce a questa affermazione invitando i tre apostoli a non restare fermi sulla montagna, ma a scendere e continuare il loro cammino verso Gerusalemme, verso la croce e verso la Pasqua.
La narrazione della Trasfigurazione ci invita a riflettere sul nostro cammino spirituale. Anche a noi, come i discepoli, è dato di vivere esperienze simili. Per viverle in modo autentico siamo chiamati a rifarci all’ricercare esperienza degli apostoli: cercando un tempo e un luogo in cui stare con il Signore (cfr. Mc 9,2), aprendoci al mistero che il Signore vuole rivelarci,(cfr. Mc 9,3-4), non spaventandoci se non sappiamo cosa fare (cfr. Mc 9,5-6), ascoltando la Parola del Signore mettendola in pratica (cfr. Mc 9, 7-8) e infine, dopo aver vissuto queste esperienze di profonda intimità con il Signore, scendendo dalla montagna e affrontando le sfide quotidiane con fede e fiducia.
Ci accorgeremo, allora, di aver vissuto ciò che ogni pio Israelita chiedeva a Dio: vedere il volto di Dio: “Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto” (Sal 27,8-9).
Davide Colagiorgio, IV anno
La liturgia della seconda domenica di quaresima, ci propone il racconto della Trasfigurazione di Gesù. Nel brano, che richiama un evento centrale nella vita del Signore e dei suoi discepoli, è possibile ritrovare una serie di elementi che rimandano alle narrazioni delle apparizioni anticotestamentarie.
Dopo aver professato la propria fede in Cristo dicendo: "Tu sei il Cristo" (Mc 8,29), Pietro, insieme agli altri dodici, ascolta da Gesù parlare della sua passione e morte. I dodici reagiscono con sconcerto e a causa di ciò, per questo il Cristo, dopo sei giorni, decide di portare con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e su un alto monte si trasfigura davanti a loro, mostrando la sua gloria.
Questo evento, così misterioso e difficile da descrivere, è la consolazione che Gesù offre ai suoi discepoli, prima di affrontare la sua passione. Una sosta di pace perché quando arriverà la passione, non soccombano nella prova.
Sul monte, osservando questo evento, Pietro esprime il desiderio di costruire tre capanne. La risposta, comprensibile e significativa, è la stessa che viviamo anche noi credenti che, di fronte a esperienze spirituali straordinarie, siamo tentati di fermarci e di fissare il momento cercando di trattenere l'esperienza. Gesù reagisce a questa affermazione invitando i tre apostoli a non restare fermi sulla montagna, ma a scendere e continuare il loro cammino verso Gerusalemme, verso la croce e verso la Pasqua.
La narrazione della Trasfigurazione ci invita a riflettere sul nostro cammino spirituale. Anche a noi, come i discepoli, è dato di vivere esperienze simili. Per viverle in modo autentico siamo chiamati a rifarci all’ricercare esperienza degli apostoli: cercando un tempo e un luogo in cui stare con il Signore (cfr. Mc 9,2), aprendoci al mistero che il Signore vuole rivelarci,(cfr. Mc 9,3-4), non spaventandoci se non sappiamo cosa fare (cfr. Mc 9,5-6), ascoltando la Parola del Signore mettendola in pratica (cfr. Mc 9, 7-8) e infine, dopo aver vissuto queste esperienze di profonda intimità con il Signore, scendendo dalla montagna e affrontando le sfide quotidiane con fede e fiducia.
Ci accorgeremo, allora, di aver vissuto ciò che ogni pio Israelita chiedeva a Dio: vedere il volto di Dio: “Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto” (Sal 27,8-9).
Davide Colagiorgio, IV anno
Post correlati
“Pratàlea”. Oasi di Spiritualità
Leggi più...
Dumenza: preghiera, fraternità e bellezza
Leggi più...
Sorgenti di Luce – L’arte della buona battaglia
Leggi più...