Durante l’estate, nei primi giorni di luglio, dopo la sessione di esami, Tommaso Fucci e io abbiamo lasciato le calde giornate estive della Puglia per abbracciare la frescura dei luoghi e del cuore presso il monastero Ss. Trinità a Dumenza, nel nord della Lombardia, ai piedi delle Alpi e al confine con la Svizzera.
Sin dall’inizio, mi sono sentito accolto da uomini che cercano di camminare quotidianamente lungo il sentiero di una vita segnata dalla preghiera. Questi monaci benedettini, consapevoli del loro impegno, avanzano ogni giorno nella fede e nella sequela del Signore Gesù. Con il passare dei giorni, ho associato a ciascun semplice volto un nome, una storia, un cammino.
Guidato dalla voce silenziosa dello Spirito, ho atteso ogni giorno in preghiera, sperando di intravedere il volto di Colui che cerco. Rivolgendomi all’amore del Padre, durante quella settimana, mi sono sentito parte di una comunità che desidera essere comunione di ascolto, celebrazione e lode.
Accanto ai momenti di preghiera - liturgia delle ore, lectio divina, celebrazione della Messa - abbiamo condiviso anche momenti di fraternità e ricreazione, incontrando altre persone che si rifugiano in questo angolo di paradiso in cerca di tranquillità, sicurezza e pace interiore nel dialogo con il Signore.
Abbiamo avuto anche l’opportunità di percorrere numerose strade di montagna, tra cui un sentiero che ci ha condotti alla cima del monte Lema. È stata un’occasione per allenare il corpo, ma anche per affinare la mente e il cuore, rispettando le necessità e i ritmi degli altri, cercando di non lasciare nessuno indietro nel nostro “camminare insieme”.
La curiosità ci ha spinti a chiedere ai monaci di mostrarci le varie attività che svolgono per sostenere la loro vita comunitaria. Osservando i laboratori di ceramica, iconografia e restauro di antichi libri, ho meditato sulla Parola di Dio. In essa ho riconosciuto il Padre come un vasaio, che con l’argilla crea e custodisce; il Figlio, luce del mondo, che illumina anche le notti più buie della nostra vita; e infine, lo Spirito Santo, che dona vita e rinnova ogni cosa.
Questa esperienza non è stata solo un viaggio fisico, ma un profondo pellegrinaggio interiore, un invito a riscoprire la bellezza della comunità e della fede. In questo angolo di tranquillità, ho trovato non solo un luogo, ma un rifugio per l’anima, dove ogni passo compiuto insieme ha riempito il cuore di speranza e di rinnovato impegno a vivere la vita.
Tobia Michele Penna, IV anno