di Domingo Ariano
Confronto e preghiera con il successore di frère Roger
Dialogo ecumenico come vana e verbosa faccenda tra zelanti teologi e utopistici sognatori? Eppure sono sorte lungo gli anni anche figure più pragmatiche nell’essere profezie di unità.
Emblematico, ad esempio, ciò che ha inizio nel 1940, quando un venticinquenne calvinista di nome Roger lascia il suo paese natio, la Svizzera, per andare a vivere in Francia: in anni mondialmente tesi, un piccolo rifugio nasce nello sconosciuto villaggio di Taizé. «A poco a poco cresceva in me la convinzione che era essenziale creare una comunità con uomini decisi a donare tutta la loro vita, e che cercassero sempre di capirsi e riconciliarsi» dichiarerà molti anni dopo frère Roger Louis Schutz, fondatore carismatico secondo lo Spirito di un Dio che «non può che amare».
Così l’intuito di una vita cristiana da vivere quotidianamente come fratelli comincia a farsi segno visibile: il segreto sta tutto nella «scandalosa» scommessa di fare ecumenismo vivendo assieme sotto uno stesso tetto. Vita evangelicamente semplice e radicale, comunità di celibi per il Regno e di Comunità ecclesiali riconciliate nella prassi dell’amore prima ancora che nella chiarificazione di pur fondamentali dogmi: è questa la Comunità di Taizé, definita «piccola primavera» già da Papa Giovanni XXIII. Capace di saper attrarre moltitudini di generazioni (specialmente giovani) per poi rinviarli nelle proprie parrocchie di origine: una vera ri-animazione tra le Chiese di uno spirito di comunione e riconciliazione.
E, a Santeramo in Colle lo scorso 15 novembre, ad un nutrito gruppo di noi seminaristi, attenti all’«ut omnes unum sint» di Gesù (Gv 17,21a), è stata concessa la grazia di incontrare proprio l’attuale priore della Comunità di Taizé, frère Alois Löser: un confronto storico con una figura di spicco nel contemporaneo dialogo ecumenico, oltre che nella visione di una paradigmatica pastorale giovanile che sa fare della preghiera intima ed ecclesiale il cuore pulsante e attraente di un’esistenza di sequela. Ancora risuonano nelle nostre memorie ciò che abbiamo vissuto e ascoltato quella sera da colui che frère Roger in persona ha scelto come suo successore: «Non solo dobbiamo saper organizzare momenti di preghiera, ma noi stessi dobbiamo saper partecipare alla preghiera: pregando e cantando».