“Il parlamento e i rappresentanti delle regioni hanno preso la loro decisione: è per me una nuova chiamata inattesa alla responsabilità alla quale tuttavia non posso e non ho inteso sottrarmi.”
Queste sono state le prime parole del messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella rivolto al Parlamento riunito in seduta comune nel giorno del giuramento, dopo una movimentata settimana, quella dal 24 al 29 gennaio 2022, che ha portato alla sua rielezione nel corso dell’VIII scrutinio con 759 voti su 1009 grandi elettori.
In termini di preferenze risulta essere il Presidente della Repubblica più votato di sempre, secondo solo a Sandro Pertini, eletto nel 1978 con 832 voti.
Il Presidente diverse volte aveva reso manifesta la sua volontà di non proseguire con un secondo mandato, ritenendo più giusto che il Parlamento procedesse con l’individuazione di una figura di alto profilo istituzionale che potesse rappresentare l’unità della Repubblica, e accompagnarla verso la ripresa dai tempi difficili in cui si ritrova ancora immersa.
Nonostante le sue volontà fossero chiare, dinanzi alla scelta del Parlamento, ha detto ancora una volta “Sì”, con grande generosità e spirito di abnegazione, ponendo al centro i cittadini, in particolar modo quelli più in difficoltà, “che si attendono dalle istituzioni della Repubblica garanzia di diritti, rassicurazione, sostegno e risposte al loro disagio”.
Durante la settimana che ha preceduto il giuramento di Mattarella, tutti i riflettori erano puntati su Palazzo Montecitorio, dove deputati, senatori e delegati regionali erano riuniti per dare alla Repubblica un nuovo Presidente. È stato possibile dunque seguire dettagliatamente tutti i passaggi che hanno portato alla sua rielezione. Alla luce di questi giorni, si possono evidenziare alcuni aspetti che sicuramente hanno contraddistinto in modo particolare questa elezione.
- È significativo che l’elezione del Presidente sia giunta durante l’VIII scrutinio, dopo l’ennesimo tentativo naufragato dei leader politici di giungere ad un accordo che potesse andare bene per tutti. Sebbene l’ipotesi “Mattarella-bis” non fosse mai uscita di scena, le trattative portate avanti nel corso dei giorni lasciavano intendere il desiderio di provare ad accogliere la volontà del presidente uscente e di provvedere ad un nuovo Capo dello Stato. E mentre i leader tentavano un compromesso considerando diversi nomi sul tavolo, in Parlamento lo spoglio delle schede mostrava che i parlamentari, anche in parte contravvenendo alle indicazioni di voto giunte dagli stessi capi politici (che in diverse occasioni si traducevano in astensione o voto con scheda bianca), mostravano un crescente favore verso Mattarella. Questo favore si intensificava mentre lo scenario politico diveniva sempre più frammentato e diviso, rendendo il dialogo sempre più difficoltoso, cosicché sono stati gli stessi parlamentari con i loro voti a suggerire l’unica via di uscita possibile dallo stallo. Si potrebbe parlare di una vera e propria elezione “dal basso”
- I tempi di crisi sono anche tempi favorevoli, tempi in cui è possibile compiere scelte coraggiose e decisive per il futuro. Le crisi possono avere un risvolto positivo solo se tutti coloro che sono coinvolti decidono di unirsi e mettere in campo le forze migliori. Se da un lato l’esito delle elezioni presidenziali sono state lette da molti come un fallimento della politica, per via del mancato accordo tra i partiti, è possibile anche intravedere in questa scelta il riconoscimento della necessità di avere bisogno di una figura a capo delle Istituzioni che possa garantire l’unità e la coesione nazionale, priorità che hanno preso il sopravvento sulle strategie politiche, per evitare che le attese degli italiani potessero essere “fortemente compromesse dal prolungarsi di uno stato di profonda incertezza politica e di tensioni, le cui conseguenze avrebbero potuto mettere a rischio anche risorse decisive e le prospettive di rilancio del Paese impegnato a uscire da una condizione di gravi difficoltà.”
- La scelta del presidente Mattarella di accettare la rielezione e scendere nuovamente in campo è un modello per tutti. Inizia il suo secondo mandato con un grande insegnamento: Le condizioni difficili che la nostra società attraversa “impongono di non sottrarsi ai doveri cui si è chiamati e naturalmente devono prevalere su altre considerazioni e su prospettive personali differenti”.
Emanuele De Michele