di Maurizio Donzella
Torna emergente il tema ecclesiale dell’autocefalia
Dalla terre di Puglia c’è una vista particolare di quello che è il polmone levantino dell’unica Chiesa di Cristo: il complesso e affascinante mondo delle Chiese Ortodosse. Come discreto e fraterno ponte dei nostri fratelli orientali, tentiamo di avvicinarci anche a quella che sembra essere un’epocale rottura tra i due principali Patriarcati: Costantinopoli e Mosca. Per conoscere e per pregare.
Il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, lo scorso 11 ottobre, ha concesso l’autocefalia, ossia lo status «indipendente», alla Chiesa Ucraina Ortodossa nei confronti del Patriarcato di Mosca. La reazione da parte di quest’ultimo non è tardata ad arrivare. Il Metropolita Hilarion di Volokolamsk, capo del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca (insignito – ad onor di cronaca – della laurea ad honorem in Sacra Teologia da parte della Facoltà Teologica Pugliese il 18 dicembre 2017), ha annunciato la rottura della comunione eucaristica col Patriarcato Ecumenico in quanto il riconoscimento è da considerarsi «illegale e privo di valore canonico». Le conseguenze di tale decisione sono l’impossibilità di concelebrazione del clero della Chiesa Ortodossa Russa con quello della Chiesa di Costantinopoli e, per i fedeli, l’impossibilità di accostarsi ai sacramenti amministrati nelle diverse chiese. Inoltre Bartolomeo I, che gode dello status di primus inter pares nell’Ortodossia, non sarà più menzionato all’interno delle liturgie della Chiesa Russa e, i legati di questa, si ritireranno da occasioni o strutture dove compariranno rappresentanti del Patriarcato di Costantinopoli. Questa frattura tra le due Chiese non è irreversibile: ma la condizione data da Mosca è l’abolizione delle decisioni prese da parte di Bartolomeo in merito all’autocefalia.
La situazione ucraina è sempre stata problematica. Infatti in quel paese convivono tre Chiese Ortodosse: la Chiesa Ortodossa Ucraina, che fa capo al Patriarcato di Mosca; il Patriarcato di Kiev; la Chiesa Ortodossa Autocefala Ucraina (queste ultime due non riconosciute dal Patriarcato Russo, che considera il Paese interamente suo territorio canonico). A causa di questo frastagliamento, per interrompere «l’egemonia moscovita» sull’Ucraina (già piagata da conflitti politico-militari dal 2014), il 19 aprile scorso il presidente ucraino Petro Porošenko, che ha sostenuto l’autocefalia, ne ha fatto richiesta a Bartolomeo I. Con la concessione del Tomos da parte di quest’ultimo, a seguito del Sinodo di Istanbul, è stato invalidato il Decreto del 1686 che trasferiva la giurisdizione di Kiev a Mosca, oltre alla revoca della scomunica e alla reintegrazione dei capi delle autoproclamate Chiese Ortodosse Ucraine. Le contrapposizioni tra Mosca e Costantinopoli, a seguito della concessione dell’autocefalia, possono essere pericolose anche dal punto di vista politico. In Ucraina metà dei fedeli appartiene alla Chiesa Ortodossa Russa che possiede circa trentacinquemila chiese che ora potrebbero essere contese dagli altri due Patriarcati. I sacerdoti legati al Patriarca di Mosca Kirill infatti, hanno invitato i fedeli a resistere in caso di ritorsioni. Per queste motivazioni il presidente russo Putin ha convocato un consiglio di sicurezza nazionale, promettendo sostegno politico e diplomatico a tutti i fedeli che vorranno restare uniti al Patriarcato di Mosca. Il presidente Porošenko ha salutato la decisione del Sinodo di Instanbul come «un sogno realizzato, un ennesimo atto di dichiarazione di autonomia del Paese» e, al tempo stesso, la «caduta della Terza Roma, secondo l’antichissima formula utilizzata per definire Mosca e il suo dominio sul mondo». Bartolomeo I, da parte sua, ha invitato a «evitare l’appropriazione di chiese, monasteri e altre proprietà, così come ogni altro atto di violenza e ritorsioni, perché prevalgano la pace e l’amore di Cristo». In questa situazione delicata la posizione di Papa Francesco, a detta dello stesso Hilarion, è molto equilibrata. Entrambi si sono confrontati sulla situazione ucraina lo scorso 18 ottobre: ma i contenuti della conversazione restano riservati.